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Vittima di MGF, riconosciuto lo status di rifugiata in quanto atto di persecuzione legato all’appartenenza di genere

Tribunale di Bologna, decreto del 16 giugno 2023

Foto di Unicef - Rapporto MGF

Il Tribunale di Bologna ha riconosciuto lo status di rifugiata a una donna nigeriana, vittima di mutilazioni genitali femminili (MGF) nel Paese d’origine. La situazione della donna, quale vittima di MGF, è emersa in seguito alla sua audizione in Commissione Territoriale ed è stata presentata come nuovo elemento nel giudizio.

Il Collegio ha ritenuto che tale pratica configuri un atto di persecuzione legato all’appartenenza di genere e che il fatto che la richiedente abbia già subito la parziale mutilazione dei genitali femminili non esclude di per sé che la stessa possa ancora incorrere nel rischio di altri atti di tale natura.

La richiedente ha dichiarato, inoltre, in sede di audizione giudiziale, che anche la figlia minore rimasta in patria, di anni 10, sarebbe stata sottoposta ad identica pratica, elemento che induce a pensare che in caso di rientro, anche la figlia della ricorrente nata in Italia andrebbe incontro a medesima sorte.

Il Tribunale felsineo ha correttamente qualificato le MGF subite dalla donna come una forma di violenza di genere ai sensi della Convenzione di Istanbul del 2011: “In materia, assume altresì rilievo la Convenzione di Istanbul del 11 maggio 2011, ratificata ed entrata in vigore in Italia il 27 giugno 2013, che all’art. 3 definisce la violenza nei confronti delle donne come «violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata». La gravità di tale forma di violenza è stata evidenziata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (Female Genital Mutilation, Trends, Department of Gender, Women and Health Report of a WHO Technical Consultation, Geneva, 15-17 October 1997) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (nota orientativa sulle domande d’asilo riguardanti la mutilazione genitale femminile, Ginevra Maggio 2009). Più precisamente la nota diffusa il 1° Maggio 2009 dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati rileva che la MGF «può considerarsi una forma di violenza basata sul genere che infligge grave danno, sia fisico che mentale, e costituisce persecuzione (…) tortura e trattamento crudele, inumano o degradante» ed evidenzia che è possibile che una donna venga sottoposta anche più volte alla stessa pratica”.

Si ringrazia l’avv. Ivana Stojanova per la segnalazione e il commento.


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