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Sanatoria 2020: il TAR Lombardia accoglie la class action e intima alla prefettura di Milano di chiudere tutte le pratiche entro 90 giorni

Di dott.ssa Valeria Capezio, avv. Giulia Crescini e avv. Gennaro Santoro

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Il Tar Lombardia con sentenza del 4 dicembre intima alla Prefettura di Milano di chiudere tutte le pratiche della sanatoria del 2020 entro 90 giorni. Intanto partono nuove azioni collettive contro i ritardi delle Questure nel rilascio dei permessi di soggiorno, e a breve partirà una sui ritardi delle Prefetture e delle Ambasciate nel rilascio dei visti per ricongiungimento familiare.

Il Tar Lombardia, con sentenza del 4 dicembre 2023, n. 2949, ha accolto l’azione collettiva contro i ritardi della Prefettura di Milano nel concludere le pratiche della sanatoria dell’estate del 2020. Ad avviso del Collegio milanese, la mancata conclusione dei procedimenti di emersione entro il termine di 180 giorni non può essere giustificabile e sono dunque stati lesi i diritti e gli interessi dei ricorrenti e di tutti coloro i quali non hanno ancora visto concluso il procedimento di emersione 1.

Il giudizio è stato promosso dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (Cild), Asgi, Oxfam Italia Onlus, Spazi Circolari e Associazione Naga ed ha visto l’adesione di circa 100 cittadini e cittadine stranieri/e e datori di lavoro che avevano presentato, nell’estate del 2020, domanda di sanatoria presso la Prefettura di Milano. Il Tar Lombardia ha integralmente accolto le tesi dei ricorrenti e ha intimato alla Prefettura di Milano di concludere tutte le pratiche entro novanta giorni dalla pubblicazione della sentenza. Una decisione storica, che finalmente stigmatizza la diffusa prassi delle pubbliche amministrazioni di dilatare a dismisura i tempi di evasione delle pratiche che riguardano le persone straniere. Il Tar Lombardia ha avuto il merito di ribadire, con una motivazione inequivoca, il meta-principio secondo cui il rapporto tra pubblica amministrazione e privato debba sempre essere improntato al rispetto dei principi sul buon andamento dell’azione amministrativa, nonché dei criteri di efficienza ed efficacia della stessa, riconoscendo la valenza dell’azione di classe pubblica come strumento orientato al ripristino della funzione amministrativa e quindi alla tutela dei diritti e degli interessi cui quella stessa funzione è preposta. Il Tar Lombardia ha poi qualificato il ritardo generalizzato della Prefettura milanese nella conclusione delle procedure di regolarizzazione oggettivo, acclarato e grave in relazione al lungo tempo trascorso non solo dalla data di presentazione della domanda di emersione, ma anche dalla stessa scadenza del termine finale, individuato in 180 giorni (dal Consiglio di Stato con sentenza n. 3578/2022), previsto per la conclusione delle pratiche. Non resta che augurarsi che la Prefettura di Milano si uniformi alla pronuncia del Tribunale Amministrativo e ponga rimedio alla situazione creata e che, lo stesso facciano le molte altre Prefetture inadempienti. 

Un’analoga azione è stata promossa anche contro la Prefettura di Roma, con ulteriori organizzazioni, ed è fissata l’udienza al Consiglio di Stato per il prossimo 7 marzo 2024: non resta che sperare che anche il Consiglio di Stato stigmatizzi il cronico ritardo della Prefettura di Roma nei procedimenti che riguardano la regolarizzazione delle persone straniere nell’ambito della sanatoria.

Nuova class action contro i ritardi delle questure

Aumenta intanto il ricorso alle azioni collettive contro i sistematici ritardi della Pubblica Amministrazione nei procedimenti che riguardano le persone straniere. Da ultimo Arci Roma, Asgi, Baobab Experience, Cgil-Lazio, Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (CILD), Inca-Cgil Lazio, Nonna Roma, Oxfam Italia, Progetto Diritti, Servizio Immigrati Mentana, Spazi Circolari, in collaborazione con la Campagna #Erostraniero, hanno avviato una class action contro i sistematici ritardi della Questura di Roma nel rilascio dei permessi di soggiorno: tempo medio stimato in un anno, mentre la legge prevede sessanta giorni

Come di recente denunciato in un’interrogazione al Ministro dell’Interno, presso la Questura di Roma – Ufficio Immigrazione di via Patini “sin dalla mezzanotte del giorno prima, si accalcano file di richiedenti asilo (compresi donne, anziani, bambini e persone altamente vulnerabili)”. Oltre al disagio dei richiedenti asilo – che addirittura non riescono a vedersi garantito il diritto costituzionale a chiedere protezione internazionale – sono decine di migliaia le persone straniere che a Roma attendono, oltre il termine legale di 60 giorni, il rilascio del primo permesso di soggiorno o il suo rinnovo o conversione. Tra queste, anche coloro le quali hanno partecipato alla sanatoria e che dunque dall’estate del 2020 restano a tutt’oggi privi di permesso di soggiorno. Eppure sin dallo scorso febbraio, le associazioni promotrici delle azioni collettive contro i ritardi delle pubbliche amministrazioni nelle pratiche relative ai/alle cittadini e cittadine stranieri/e avevano scritto una lettera al Ministro dell’Interno invitando il dicastero a trattare con priorità gli appuntamenti fissati presso le locali questure dopo l’invio del kit postale da parte di chi ha sottoscritto il contratto di soggiorno a seguito di regolarizzazione. Non è infatti tollerabile che, per chi ha presentato l’istanza di regolarizzazione, al ritardo (oltre due o tre anni) per la sottoscrizione del contratto di soggiorno, si sommi l’ulteriore ritardo per l’ottenimento effettivo del permesso di soggiorno. A Roma, ad esempio, dopo l’invio del kit postale, l’appuntamento per i rilievi fotodattiloscopici è fissato dopo almeno sei mesi. Tale ulteriore ritardo comporta irreparabili danni per i diretti interessati che, a titolo esemplificativo, devono affrontare gravi difficoltà per ottenere la residenza anagrafica, il rilascio di una carta di identità, attivare uno SPID ed accedere ai benefici (ad es. assegno unico universale) che presuppongono la residenza anagrafica o il possesso della carta di identità o l’attivazione dello SPID e spesso vedono rigettate le relative istanze per la carenza di un titolo di soggiorno; ciò nonostante gli stessi stiano svolgendo attività lavorativa anche da oltre due anni e siano in possesso di tutti i requisiti per accedere, ad es., all’assegno unico universale o altri benefici.

Un grave e sistematico inadempimento della Pubblica Amministrazione che costringe migliaia di persone straniere all’invisibilità, in un limbo se si considera che non solo chi ha partecipato alla sanatoria ma, più in generale, chi è in possesso della sola ricevuta della domanda di rilascio del primo permesso di soggiorno non può partire per l’estero e, nella prassi, non riesce ad aprire un conto corrente (e quindi rischia anche di perdere il lavoro, stante l’obbligo di pagare la retribuzione mediante bonifico), effettuare l’iscrizione anagrafica (indispensabile per accedere a bonus, servizi etc). Anche per chi rinnova il permesso di soggiorno, il ritardo comporta conseguenze di non poco conto, come ad esempio la sospensione dei pagamenti dell’invalidità civile o dell’assegno unico. 

Ancora più gravi le conseguenze per le mancate formalizzazioni delle domande di protezione internazionale. In questi casi la Questura rilascia un appuntamento (anche dopo un anno) solo per formalizzare la domanda, impedendo agli interessati (spesso persone con importanti vulnerabilità) di accedere all’accoglienza ed anche impedendo agli stessi di poter lavorare, non avendo un permesso provvisorio (che invece consente di lavorare dopo 60 gg) ma solo un appuntamento futuro. 

I ritardi ancora più gravi (anche oltre due anni) si riscontrano per chi ha chiesto protezione speciale direttamente in questura. Anche in questo caso, gli interessati restano in un limbo e sono costretti a lavorare in nero e non possono accedere a nessun servizio.

Perché le associazioni a tutela dei migranti ricorrono sempre più alle azioni collettive

I ritardi riscontrati nella definizione delle pratiche di regolarizzazione o nelle pratiche di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno rappresentano la punta dell’iceberg dei cronici ritardi che caratterizzano tutti i procedimenti amministrativi in cui sono coinvolti le persone straniere. Dalla cittadinanza (anche sei anni) alla sanatoria del 2020 (dopo 3 anni a Roma sono state evase solo il 52% delle domande), dal ricongiungimento familiare al decreto flussi.

I cittadini e le cittadine stranieri/e, dunque, oltre a subire una normativa che restringe fortemente i loro diritti sono costrette a subire procedimenti amministrativi molto più lunghi, sia perché la legge prevede tempi più lunghi di evasione (in media i procedimenti amministrativi devono durare 30 giorni, salvo eccezioni; per le persone straniere si va dai 60 gg. per il permesso, ai 180 per la sanatoria fino ai tre anni previsti per la cittadinanza) sia perché nella prassi tali tempi, già lunghi, sono sistematicamente non rispettati. 

Per tali ragioni le associazioni che si occupano dei diritti delle persone straniere ricorrono sempre più all’azione collettiva. Nel solco delle prime due azioni collettive promosse dall’avvocato Luca Santini 2.

Oltre alle due azioni collettive contro le Prefetture di Milano e di Roma in tema di regolarizzazione, ed a quella contro la questura di Roma sui ritardi nel rilascio del permesso di soggiorno, analoga azione sta per essere promossa a Napoli contro la locale Questura e i cornici ritardi relativi al rilascio del titolo di soggiorno. Ed a breve sarà introdotta un’azione collettiva, promossa da Melting Pot, contro i ritardi relativi al rilascio dei visti per ricongiungimento familiare.

Chiunque voglia aderire a queste azioni collettive può scrivere una email a [email protected] o [email protected] .

  1. Delle 26.225 domande di emersione ricevute dalla Prefettura di Milano, al 21 luglio 2023 sono state definite 15.528, il 59,21% del totale. Di queste 12.723 sono state accolte e 2.805 archiviate o rigettate, mentre sono 10.697 quelle ancora da evadere.
  2. Luca Santini è stato fondatore di Roma Dakar, presidente del Basic Income Network Italia, legale dell’INCA e Progetto Diritti, socio Asgi e protagonista di tanti processi. Tra questi, le prime due azioni collettive contro i ritardi della pubblica amministrazione in tema di cittadinanza e permessi di soggiorno UE lungo soggiornanti. Le associazioni che hanno promosso le azioni collettive citate in questo articolo hanno deciso di dedicare la vittoria al Tar Lombardia alla sua memoria.