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Verona – Cosa resta dell’accoglienza

Sabato 20 gennaio 2024 a Villa Buri: Fare il punto, prendere coscienza e organizzarsi

Sabato 20 gennaio 2024 a Villa Buri, dalle 14 alle 19, si terrà un incontro promosso dall’Osservatorio Migranti di Verona per «fare il punto, prendere coscienza e organizzarsi». L’ingresso è gratuito previa iscrizione alla email [email protected]

«Creare uno spazio nuovo di accoglienza è ancora possibile?» è la domanda che pone l’Osservatorio per iniziare questo percorso di riflessione e che discuterà con diversi ospiti.

Interverranno, infatti, l’avvocato Francesco Mason dell’Asgi Veneto, per fare il punto dei cambiamenti/stravolgimenti normativi di questo ultimo anno, ed Emilia Bitossi e Daniela Tomasi volontarie del gruppo osservatorio del Naga e del Naga Har di Milano, per cogliere le ricadute nella concretezza quotidiana, nei Centri di accoglienza e nelle Questure.

Infine è previsto un focus sulla situazione di Verona con L’Osservatorio Migranti e la Rete sportelli di Verona.

«Un anno di sciagure quello del 2023» è l’amara constatazione della realtà promotrice che spiega nel comunicato da dove parte l’idea dell’incontro.

«Tra tutte Cutro rimarrà una macchia nera della storia d’Italia non solo per l’ennesima immane tragedia ma perché quel disastro è servito per alimentare una crociata contro il migrante, sfoderando il nazionalismo più becero. Il 3 ottobre 2013 una analoga tragedia al largo di Lampedusa aveva invece mobilitato, creato empatia, solidarietà, propositi.
In 10 anni abbiamo assistito ad un cambiamento quasi antropologico, spietato, che ha spiazzato e lasciato sgomenti anche tanti solidali e attivisti dei diritti.
Abbiamo assistito ad una accelerazione anche legislativa con il decreto sciaguratamente ribattezzato “Cutro” e poi la sua conversione peggiorativa con la legge 50, ma anche l’allargamento dei cosiddetti paesi sicuri, e ancora i decreti di settembre a colpire perfino i minori.
Il tutto in uno stato di guerra permanente internazionale e ogni migrante per estensione è diventato un potenziale nemico.
Un baratro che ha recintato uomini, donne e diritti, che sta cercando di creare e moltiplicare frontiere interne ed esterne, stavolta perfino con la benedizione dell’Europa, criminalizzando chi soccorre e aiuta.
Un gioco ad eliminazione che vorrebbe come complici anche cooperative associazioni operatori che nel sistema di accoglienza ufficiale sono protagonisti essenziali.
Chissà se c’è mai c’è stato un sistema di accoglienza in Italia.
Oggi più che mai è importante chiedersi comunque cosa ne è rimasto.
Prendere coscienza, analizzare, per capire che traiettorie intraprendere per smantellare logiche e prassi sempre più razziste e razziali».