Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Cronache di resistenza a Milano

Presidio per Ousmane e per la chiusura dei CPR

PH: Giovanna Dimitolo

di Luna Selimovic 1 e Sofia Mele 2

Nel pomeriggio di giovedì 8 febbraio il grido dellɜ attivistɜ della città di Milano si è unito al coro delle proteste indette a Roma a seguito del suicidio di Ousmane Sylla nel CPR di Ponte Galeria. 

Numerose sono state le persone solidali accorse alla chiamata del presidio indetto dalla Rete Mai più Lager – No ai CPR per esprimere la rabbia e il dolore e rileggere ancora una volta insieme le parole di Ousmane scritte sul muro del CPR.

Dopo la notizia dell’ennesima morte, il presidio sostiene ancora più fermamente l’importanza di denunciare la violenza prodotta da questo sistema che viola sistematicamente i diritti delle persone. «Libertà di partire, diritto di arrivare e libertà di restare» cita il cartello di un bambino. «Nella mia scuola nessuno è straniero, scuola partigiana» è invece il testo del bambino accanto.

PH: Sofia Mele

«La notizia del suicidio di Ousmane Sylla ci ha lasciato senza parole, ma Ousmane ci ha lasciato le sue, [..] su uno dei muri che lo hanno ucciso. Ci ha lasciato i suoi ultimi istanti, i suoi ultimi pensieri, i suoi ultimi desideri che inchiodano tutti alle proprie responsabilità» afferma un attivista della rete Mai più Lager.

Rabbia, dolore e senso di colpa, per chi comunque sa di scendere in piazza da una posizione di privilegio, sono i sentimenti che esprimono le persone che hanno partecipato al presidio, attraverso messaggi e disegni fatti sul momento con un carboncino nero su cartellone bianco. Un gesto collettivo in ricordo delle parole di Ousmane. In mano alle persone e appesi al muro, cartelli con i nomi delle altre vittime di questo sistema, ricordate più volte anche durante gli interventi.

«Non esiste un modo giusto di gestire un luogo ingiusto. Un lager rimane un lager. Basta morti di stato, chiudiamo i CPR».

Situazione del CPR di Milano: tra rivendicazioni e prospettive

La lotta sul territorio milanese contro il CPR dura da anni e il presidio ha voluto anche ricordare le innumerevoli testimonianze, i rapporti, le denunce raccolti nel CPR di Milano dalla Rete Mai più Lager – No ai CPR. 

Al momento la gestione del CPR di via Corelli è sotto commissariamento dalla procura di Milano ed è alla ricerca di una nuova persona responsabile della gestione.

Dal presidio si invitano anche le cittadine e i cittadini alla responsabilità in quello che definiscono «strategia della terra bruciata». Nella certezza, infatti, che questo sistema non sia migliorabile e che niente potrà cambiare la natura violenta di questi luoghi, la speranza è che nessunə sia disposto a lavorare nel sistema CPR, e che le informazioni che ormai sono alla portata di tuttə possano fornire un incentivo valido a non accettare un impiego in un luogo di tortura e di sopruso. 

«I ragazzi dentro continuano ad avere gli stessi problemi che ci sono sempre, quindi le stesse difficoltà, però non c’è formalmente un gestore. Niente di nuovo, ma non ci sarà [mai] niente di nuovo. I CPR non si migliorano si chiudono!» dichiara con decisione un’attivista della rete cittadina. 

Il pensiero delle persone presenti al presidio va a loro, a chi oggi non è potuto scendere in piazza perché privato della propria libertà personale e del diritto di lottare. Va a Ousmane e ai compagni che hanno trovato il suo corpo esanime, persone che continuano a vivere in quell’inferno e che hanno vissuto un grado di violenza da cui non torneranno mai indietro.

Ecco, l’augurio è proprio questo, che ciò che è successo il 4 febbraio, l’ennesima morte che poteva e doveva essere evitata, non rimanga una condanna, un trauma per chiunque si sia ritrovato a viverla in prima persona, ma possa rappresentare un grido di rivolta forte e deciso, che ci raccolga e unisca nella lotta contro i CPR.

E’ nostro dovere non fermarci. O meglio, farlo per un attimo, per commemorare chi, sopraffatto, non è più con noi, per ricordarci da dove viene tutta questa rabbia, e poi ripartire, gridando ancora più forte. 

Questo è quello che fa la rete Mai più Lager da anni e che anche in piazza rivendica: le azioni vanno avanti. 

Per far chiudere i CPR dobbiamo costruire alleanze e campagne. Oltre alla «strategia della terra bruciata» è stata indetta una campagna di sensibilizzazione verso il personale medico che ha un ruolo fondamentale all’interno di questo sistema, formato da tanti piccoli ingranaggi. Compito di ognunə di noi è non accettare di farne parte. Sono infatti i medici a decretare se una persona è idonea o meno al trattenimento in un CPR, l’invito è dunque quello della “diagnosi politica”: che nessun medico possa permettere di rinchiudere una persona in un luogo così violento.

Il presidio si chiude rinnovando l’invito alla costruzione di una mobilitazione cittadina  per questa primavera, già indicata il 23 gennaio in un’assemblea pubblica. «È ora di tornare in piazza, coinvolgendo tutte le realtà per costruire questa mobilitazione che speriamo arrabbiata».

«Ousmane che tu possa finalmente aver trovato la pace e che il tuo corpo possa essere riportato a tua madre, noi ti vendicheremo».

PH: Sofia Mele
  1. Attivista e volontaria allo sportello legale del Naga Odv.
    Sono una studentessa di relazioni internazionali la cui vita è sempre stata profondamente caratterizzata dall’interesse verso il tema dell’immigrazione e della libertà di movimento
  2. Dopo aver compiuto i miei studi in Tunisia, Francia e Germania, in particolare riguardo “Border studies” e “Border violence” mi sono avvicinata e interessata alla lotta per la Libertà di movimento e al Diritto a restare delle persone migranti