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PH: Matthew Ansley (Unsplash)
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«Senza frontiere: la criminalizzazione dei cosiddetti scafisti nel 2023»

Il report annuale di Arci Porco Rosso

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“È possibile che i muri della prigione scompaiano
E la cella diventi una terra lontana,
Senza frontiere.”-
Mahmoud Darwish

Il sostegno del circolo Arci Porco Rosso alle persone migranti, tramite lo sportello legale Sans-Papiers, non è mai soltanto tra le pareti della sede, in piazza Casa Professa nel cuore di Palermo, ma anche e soprattutto fuori, per le strade, tra gli insediamenti informali dei braccianti sparsi nella Sicilia occidentale (a Campobello di Mazara, a Caltabellotta e oltre); e le operatrici non sono mai sole, camminano affianco a quelle stesse persone per le quali si porta avanti la lotta, intrecciando i fili delle relazioni in trame orizzontali, pensando ed esercitando insieme il dissenso.

Con il lavoro dello sportello legale e la collaborazione con le realtà siciliane impegnate direttamente sulle rotte mediterranee a largo di Lampedusa (in primis Maldusa e Captain Support), le attiviste e gli attivisti del Porco Rosso seguono anche i casi giudiziari delle persone accusate di “scafismo”.

Arci Porco Rosso ha pubblicato i dati raccolti lo scorso anno attraverso il monitoraggio degli avvenimenti legati ai cosiddetti scafisti, mettendoli in relazione con le ultime modifiche legislative in materia di porti sicuri e di sbarchi introdotte dal Decreto Piantedosi. Il report “Senza Frontiere1 è annuale, e quello del 2023 è stato pubblicato il 29 gennaio scorso.

Per le realtà che continuano a occuparsene, la Sicilia rappresenta un osservatorio privilegiato per analizzare le dinamiche che intrecciano gli immaginari della propaganda con le politiche trita-diritti delle frontiere europee. I teoremi giudiziari costruiti per inchiodare i capitani all’immaginario del crimine e dell’illegalità sono un comodo dispositivo, simile a molti altri, con cui la pratica del respingere, confinare, blindare le persone migranti viene legittimata, si rende ammissibile, passa il test del sistema parademocratico europeo; peccato che, pur nelle maglie ordinate di un processo giudiziario, la dinamica del respingimento degli stranieri riesca ad agire con indiscriminata violenza: anche nel 2023, la criminalizzazione dei capitani ha portato alla detenzione ingiusta di centinaia di migranti condannati per essersi messi alla guida delle imbarcazioni.

Dopo gli sbarchi, i cosiddetti “scafisti” sono stati sottoposti ad arresti sistematici (sono 177 gli arresti contati negli ultimi 12 mesi); un trend che sembra diminuito nel 2023 rispetto ai due anni precedenti (261 arresti nel 2022, 171 nel 2021), probabilmente in conseguenza dell’attuazione del decreto Piantedosi in materia di sbarchi: secondo le ultime modifiche legislative, le navi di soccorso delle ONG vengono assegnate a porti di sbarco in tutta Italia, non solo ai porti geograficamente più esposti alle rotte migratorie e dunque più “assuefatti” alle dinamiche dei soccorsi in mare.

Questo spiegherebbe perché nel 2023 sono proprio i porti delle città settentrionali, prive di un ricco storico di procedimenti nei confronti di capitani e trafficanti, ad aver disposto meno convalide a parità di arresti rispetto ai porti della Sicilia orientale e della Calabria, dove il numero di persone arrestate e poi incarcerate continua a essere alto.

Il report analizza anche la nazionalità dei capitani arrestati, osservando un aumento di persone provenienti dai paesi asiatici, in particolare dall’Asia Centrale; se invece il numero di arresti di capitani tunisini è diminuito, questo dipenderebbe non tanto dall’attuazione degli ultimi decreti del governo italiano, quanto dalla graduale esternalizzazione delle frontiere con le politiche poste in essere a Sfax, in cui negli ultimi tre mesi la polizia tunisina, avallata e finanziata dall’Unione Europea, ha implementato fermi e respingimenti. Qualcosa di simile è accaduto in Egitto.

Anche la strage di Cutro è stata strumentalizzata dalle autorità che, dal giorno successivo al Consiglio dei Ministri, avvenuto nel paese del naufragio, hanno organizzato con ancora più accanimento la loro lotta contro gli scafisti, accusati della morte in mare di oltre cento persone, oltre che di danni al turismo e all’immagine, dal Ministero dell’Interno e dalla Regione Calabria.

Il report menziona la pratica illegittima della detenzione amministrativa subita dalle persone accusate di scafismo una volta giunte a fine pena: si tratta di persone sbarcate a bordo di imbarcazioni di fortuna, che a seguito di un procedimento per traffico illegale di persone sono state condannate e incarcerate, e che al termine della detenzione scivolano nel processo contro la clandestinità: prevalentemente provenienti da paesi di origine considerati “sicuri”, vengono trattenute nei CPR e poi espulse. Per una delle persone seguite, un uomo di nazionalità egiziana, il processo era terminato con l’assoluzione da parte del Tribunale di Messina, ciononostante è stato rimpatriato.

Infine, Porco Rosso ha riportato alcune delle vittorie dei procedimenti penali del 2023, che lə attivistə sono riuscitə a seguire da vicino tramite l’assistenza legale e la presenza fisica alle udienze; si tratta di capitani o migranti accusati e condannati per essersi messi alla guida di imbarcazioni illegali o per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – un’ulteriore prova dell’abuso di precisi dispositivi normativi, utilizzati strumentalmente a danno di ONG, attivistə, capitani e di tutti i soggetti eleggibili a capri espiatori delle morti in mare e della messinscena dell’emergenza negli hotspot italiani.

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Rossella Marvulli

Ho conseguito un master in comunicazione della scienza. Sono stata a lungo attivista e operatrice nelle realtà migratorie triestine. Su Melting Pot scrivo soprattutto di tecnologie biometriche di controllo delle migrazioni sui confini europei.