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The UK asylum system and the challenges of the recent albanian migration

Tesi di laurea magistrale di Alexia Malaj

PH: Channel Rescue

Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi.
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Università degli Studi di Padova
Department of political science, law and international studies
Master’s degree in Human Rights and Multi-level Governance

The UK asylum system and the challenges of the recent albanian migration

The failure of the british government to provide safe and legal routes to the UK

di Alexia Malaj
(Anno accademico 2022/2023)

Introduzione

L’Albania ha una lunga storia di emigrazione, con una parte significativa della sua popolazione che risiede al di fuori dei suoi confini. L’impatto dell’immigrazione è profondamente radicato nella società albanese, toccando in qualche modo quasi ogni famiglia. Mentre la dittatura comunista ha brevemente arginato questa tendenza, l’emigrazione è ripresa negli anni ’90 e da allora è diventata una caratteristica distintiva della vita albanese.

Durante i tumultuosi anni ’90, centinaia di migliaia di albanesi intrapresero pericolosi viaggi via mare, spesso su piccole imbarcazioni, cercando rifugio sulle coste italiane. Questo periodo segnò l’emergere degli albanesi come “boat people“. Avanzando rapidamente fino al 2022, si è aperto un nuovo capitolo, questa volta attraverso la Manica, con gli albanesi che sono diventati la nazionalità predominante che affronta il viaggio da Calais alle coste dell’Inghilterra con i gommoni.

Tuttavia, mentre negli anni ’90 fuggivano dalla morsa della dittatura comunista, dagli orrori della guerra civile e dalla guerra del Kosovo, la domanda ora è: cosa spinge oggi gli albanesi a lasciare la loro patria?

Nel 2022, il Ministero degli Interni Britannico ha registrato un notevole aumento dell’arrivo di albanesi nel Regno Unito attraverso piccole imbarcazioni, con questa nazionalità rappresentante il 27% degli arrivi totali, di cui l’85% ha presentato domanda di asilo. Le domande di asilo albanesi sono passate da 5.147 nel 2021 a 15.925 nel 2022.

Questa tendenza è stata definita un'”emergenza” dal Ministero degli Interni nel rapporto del 2023, suscitando notevole preoccupazione nell’opinione pubblica. Le ragioni dietro queste richieste di asilo comprendono la tratta di esseri umani, le faide di onore, le sfide legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, oltre ai casi di violenza domestica contro le donne, secondo le informazioni fornite dal Ministero degli Interni stesso.

Nonostante le difficili situazioni che li hanno spinti a cercare rifugio, la narrazione riguardante i richiedenti asilo albanesi nel Regno Unito ha assunto un tono preoccupante. Figure come Nigel Farage di GB News hanno etichettato il loro arrivo come un’ “invasione“, mentre la ministra dell’Interno Suella Braverman, ha negato l’esistenza di motivi legittimi per cui gli albanesi dovrebbero chiedere asilo nel Regno Unito e li ha definiti “criminali”.

Gli albanesi sono stati accusati di aver abusato del sistema di asilo inglese e per questo motivo il rigido governo britannico, guidato da Rishi Sunak, ha lanciato la campagna “Stop the boats per contrastare l’immigrazione clandestina. Questa narrazione ha portato gli albanesi, nel 2022, a essere i capri espiatori dell’inefficace progetto ideologico britannico, alimentando sentimenti di ostilità, xenofobia e discriminazione nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati.

L’arrivo massiccio di albanesi ha profondamente turbato il governo britannico, che ha risposto con una serie di riforme legislative. Il 20 luglio 2023 è stata approvata l’Illegal Migration Bill, diventata ufficialmente legge, che mira a scoraggiare l’immigrazione irregolare e autorizza la deportazione immediata di chi entra illegalmente nel Regno Unito nel proprio paese d’origine o in terzo paese considerate sicuro. In seguito ad accordi bilaterali tra il primo ministro albanese Edi Rama e il primo ministro britannico Rishi Sunak, l’Albania per la prima volta è stata designata un paese sicuro.

Questo ha accelerato il processo di deportazione dei richiedenti asilo albanesi in Albania. In particolare, come conseguenza di tali accordi, molti richiedenti asilo albanesi sono stati rinchiusi nei “detention centers for asylum seekers”, complicando le loro richieste di asilo e danneggiando la loro salute mentale. È fondamentale evidenziare che, nel breve lasso di tempo tra Novembre e Dicembre 2023, si sono verificati due casi tragici di suicidio all’interno di questi centri, entrambe le vittime erano richiedenti asilo albanesi.

Dopo aver lavorato come youth support worker presso l’associazione “Shpresa Programme” a Londra tra Settembre 2022 e Maggio 2023, sono stata a stretto contatto con richiedenti asilo e rifugiati albanesi e ho vissuto in prima persona i cambiamenti legislativi e il clima ostile nei confronti dei rifugiati, nonché delle persone che attraversavano il Canale della Manica con i gommoni. Quest’esperienza mi ha spinto a redigere questa tesi. Il mio obiettivo principale è analizzare le cause dell’immigrazione illegale albanese nel Regno Unito nel periodo 2022-2023, così come le motivazioni che spingono queste persone a cercare asilo.

La mia ricerca inoltre mette in luce come le nuove riforme del sistema di asilo britannico, apparentemente volte a contrastare l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani, non rispettano adeguatamente gli obblighi del Regno Unito secondo il diritto internazionale sui diritti umani, in particolare la Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati.

L’implementazione dell’Illegal Migration Act solleva preoccupazioni riguardo all’esposizione di individui vulnerabili a ulteriori danni e rischi, come sfruttamento, tratta di esseri umani, detenzione arbitraria e tortura. Gli esperti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) hanno definito chiaramente questa legge come un divieto de facto per i richiedenti asilo. Ignorando la necessità di stabilire percorsi sicuri e legali per raggiungere il Regno Unito, il governo britannico continua ad esporre gruppi di persone vulnerabili a ulteriori difficoltà e rischi, ignorando la loro disperata necessità di protezione.