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«Se muoio riportate il mio corpo in Guinea»

Dopo il suicidio nel CPR di Roma il corpo di Ousmane Sylla torna finalmente a casa

«Si je meurs jaimerais quon rianvoi mon corps en Afrique, ma mère serait ravie(…)
les militaire Italien ne conait rien saufe largent,
mon Afrique me manque beaucoup et ma mère aussi. Il ne faut que pleure a cause de moi, paix á mon âme que je repose en paix
»

Aveva lasciato un messaggio di addio su una parete della sua camerata: un suo autoritratto e qualche riga in francese, poi Ousmane Sylla, detenuto nel CPR di Ponte Galeria di Roma, muore.
Solo 10 giorni dopo, attraverso le reti sociali, la famiglia apprende la triste notizia e fin da subito dichiara di non credere all’ipotesi del suicidio, ma di istigazione al suicidio o di un omicidio 1.

Anche Djibril il fratello che vive in Francia e che pochi giorni dopo il decesso di Ousmane è arrivato per identificarne il corpo, non ha mai smesso di ripetere in questi giorni che «Ousmane è morto per istigazione al suicidio, dovuta alle vostre ingiustizie, le ingiustizie del vostro Paese. Ousmane non si sarebbe mai tolto la vita. Ousmane desiderava vivere come uomo libero e diventare un’artista ed un cantante. Ousmane è sempre stato un ragazzo coraggioso. Voglio giustizia e verità per mio fratello».

«Sono passati due mesi da quando il 4 Febbraio 2024 Ousmane nel CPR di Ponte Galeria si è tolto la vita, in un gesto di estrema rivolta contro le ingiustizie subite fin dal suo arrivo in Italia alla fine del luglio 2023», Memoria Mediterranea (Mem.Med)e LasciateCIEntrare nell’annunciare il rimpatrio della salma ringraziano le numerose persone e associazioni che hanno combattuto al fianco della famiglia di Ousmane per rendere possibile il suo ritorno a casa e fare eco al suo «grido di libertà e giustizia».

A partire dal suo arrivo a Lampedusa, il respingimento al confine ligure con la Francia, la brutale ospitalità nella casa accoglienza di Cassino fino alla fase di detenzione nei Cpr di Trapani, prima, e di Roma, poi, per sei mesi Ousmane è stato costretto nel claustrofobico sistema di accoglienza italiano che ha soffocato la sua fame di vivere e lo ha punito per essersi ribellato alle ingiustizie.

L’ “Inchiesta su Ousmane Sylla, morto d’accoglienza“, pubblicata il 18 marzo da Monitor Italia 2, ricostruisce la vicenda di Ousmane integrando gli elementi emersi ad un mese dalla morte. «Il suo “progetto migratorio” era quello di arrivare in Francia» dove avrebbe raggiungo il fratello Djibril. L’assenza di orientamento e assistenza legale lo hanno portato a dichiararsi minorenne, nonostante avesse 21 anni, perdendo così la possibilità di fare richiesta di protezione internazionale. «(…) dichiarandosi “minore” ha determinato l’inizio, incolpevole e inconsapevole, della fine della sua breve vita, non più in mano a lui da quel momento in poi».

Grazie alla raccolta fondi online lanciata da Memoria Mediterranea, il corpo di Ousmane tornerà in Guinea, da sua madre.

  1. Mort de Ousmane Sylla en Italie: à Conakry, la famille du défunt réclame son corps – MediaGuinee.com (21 febbraio 2024)
  2. Leggi l’inchiesta

Redazione

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