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Voci in gabbia

In comunicazione con i detenuti del Centro di detenzione per migranti di Bologna

Dopo il presidio di sabato 25 settembre davanti al Centro di Permanenza Temporanea di Via Mattei a Bologna, i detenuti del centro hanno chiamato il numero di telefono che i manifestanti hanno diffuso dall’impianto del sound system.

“Come allo zoo”: messaggi di persone in gabbia


Da dietro le sbarre del carcere etnico di via Mattei i prigionieri attendono ogni mattina che le guardie li vengano a prelevare per espellerli nel paese d’origine, da dove sono arrivati 15 anni prima, molto giovani e carichi di voglia di vivere. Anni di speranza, difficoltà, sfide, lavoro e nostalgia di casa, ma sempre con la convinzione che non si può tornare indietro. Tra loro c’è chi ha già fissata la data del matrimonio a Brescia o chi in Italia ha appena avuto un figlio.
Ma oggi o domani saranno messi a forza su un aereo per il Marocco, la Tunisia, la Romania. Senza poter passare da casa un istante per salutare, spiegare, raccomandare o anche solo per fare la valigia. Dopo 15 anni torneranno in Marocco, Tunisia, Romania a mani vuote o con un borsa di plastica nera, lasciando in Italia la propria vita.
Questo autorizza la legge italiana per coloro che non hanno un pezzo di carta su cui c’è scritto che sei un essere umano e non qualcos’altro da rinchiudere nello zoo per essere spedito dove non vuoi stare.
Prima di lasciare tutto, questi essere umani hanno affidato un messaggio a tutti noi, essere umani liberi, che da oggi o domani saremo lontani, al di là di un confine, in Europa.

L’audio che vi proponiamo raccoglie le voci dei prigionieri nel CPT di Bologna, messaggi di uomini che danno il proprio addio all’Italia, terra dove un sogno avrebbe potuto essere possibile.

Foto di GlobalProject: detenuti del CPT durante il presidio