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Rifugiati dal Darfur – L’accoglienza italiana

Parma – Sabato 14 aprile circa 25 persone, alcune provenienti dalla regione del Darfur, in Sudan, alcune di nazionalità etiope, eritrea e della Costa d’Avorio, hanno trovato una sistemazione che mette fine all’odissea – dopo quella attraverso il Sahara prima, il Mediterraneo poi – in Italia e a Parma per trovare accoglienza.

Tutti rifugiati o con protezione umanitaria, dopo essere stati trattenuti nei centri di identificazione il tempo necessario per l’esame della richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato, sono stati lasciati andare, ma senza nessuna prospettiva di accoglienza e di sostegno in Italia.

Il sistema di accoglienza in Italia ha, infatti, risorse insufficienti e non adeguate a far fronte al numero, seppur molto basso rispetto ad altri paesi europei, di rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria riconosciuti nel nostro paese.

Sabato mattina, con l’appoggio del Comitato Cittadino Antirazzista di Parma, sono entrati in uno stabile abbandonato a Parma, sperando di mettere fine alla precarietà e alla mancanza di accoglienza vissuta fino ad ora: quest’inverno molti di loro hanno dormito alcune settimane sotto i portici della Pilotta e, anche in seguito ad una serie di proteste organizzate dalla Rete Dormire Fuori – rete di associazioni che si batte perché a Parma siano riconosciuti il diritto all’accoglienza ed il diritto alla casa, della quale fanno parte l’associazione Ya basta! di Parma, il Comitato Cittadino Antirazzista, CIAC, associazione Perché no, Gruppo Mission, Coordinamento Pace e Solidarietà, Comunità di Santa Cristina e Gruppo diocesano Giustizia pace e ambiente -, erano stati accolti dal dormitorio che apre nei mesi più freddi dell’anno. Finita l’emergenza freddo la struttura ha chiuso, senza offrire una sistemazione alternativa alle persone accolte.

Elisabetta Ferri, Redazione Parma Progetto Molting Pot