Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Proteste dei migranti in Italia di fronte alle poste e in Francia contro le espulsioni dei Rom. Quale connessione?

Se i cittadini neocomunitari diventano i nuovi 'banlieusards' d'Europa

Il I dicembre è giornata di mobilitazione per i diritti dei migranti.
In Italia l’appuntamento è davanti alle Poste per contestare un sistema burocratico lento e disagevole che per di più rappresenta un ulteriore modalità di sfruttamento e speculazione economica rispetto alla presenza dei migranti sul territorio.
Il I dicembre, però, anche in Francia è previsto che accada qualcosa.
I collettivi dei Sans-papier e soprattuttro i collettivi Rom hanno infatti stabilito di manifestare per ragioni diverse da quelle italiane ma assolutamente connesse e contigue: le retate e le espulsioni collettive dei cittadini dell’est Europa.

In Francia, come in Italia, come in Spagna e in generale negli Stati mebri di vecchia adesione, si continua ad assistere ad espulsioni sommarie di migranti che sempre più riguardano anche i cittadini ormai divenuti ‘comunitari’.
La mitologica ‘emergenza Rom’ che ha portato il governo italiano all’emanazione di un decreto d’urgenza che permette l’espulsione dei cittadini europei di ‘serie B’ appare assolutamente in linea con le tendenze che investono anche tutti gli altri paesi ‘forti’ dell’Ue.

La manifestazione francese ha il valore aggiunto di approfondire un nuovo tipo di ragionamento sulla cittadinanza europea che lega migranti e nuovi cittadini comunitari. Ma c’è di più.
“I romeni e i bulgari sono i nuovi banlieusards d’Europa”, si legge nel volantino che indice la manifestazione parigina.
Il chiaro riferimento è alle banlieus della capitale, esplose ancora una volta nelle ultime notti, in cui milioni di donne, uomini, adolescenti, bambini, famiglie, hanno formale accesso alla cittadinanza francese ma vedono ogni giorno i loro diritti violati, negati, schiacciati dall’unica manifestazione che i poteri costituiti sembrano dare loro di se stessi: la repressione.

Allo stesso modo, la cittadinanza europea, lungi dall’essere divenuta uno statuto capace di estendere e tutelare i diritti di un sempre maggior numero di persone, sembra rappresentare ogni giorno di più un sistema di inclusione differenziale di esseri umani che hanno differenti livelli di accesso ai diritti a seconda dei redditi, della nazionalità, della (presunta e strumentalizzata) etnia.

In Francia si stanno muovendo ora i primi passi alla ricerca di nuove modalità di connessione tra le lotte dei cittadini delle banlieus – il cui posto nel tessuto sociale e urbano sembra il più evidente dei simboli di un approccio coloniale alla popolazione mai superato – e dei non cittadini sans papier che iniziano a comprendere che le richeste di regolarizzazione non bastano più per mettersi al riparo dalle espulsioni e dalle discriminazioni.

Come e più che in Francia anche in Italia non è facile cogliere immediatamente questo passaggio per tutti coloro i quali hanno per anni ragionato sulle differenza tra cittadini e non cittadini come elemento fondamentale per comprendere le politiche migratorie e sicuritarie sempre connesse tra loro.

Proprio la realtà parigina ci insegna in realtà da tempo come neppure la nazionalità rappresenti più un requisito sufficiente per accedere ai diritti o stabilisca un regime di uguaglianza tra gli abitanti del territorio dello Stato.
Parigi appare il simbolo di come la ‘sicurezza’ e il benessere di pochi vengano sempre più costruiti e protetti a scapito di molti altri che dovrebbero silenziosamente restare a guardare le mura dorate (più o meno visibili e più o meno materiali) che circondano il potere (economico, politico, mediatico…).

Perdono dunque senso le divisioni tra cittadini e non cittadini comunitari, tra regolari e ‘clandestini’, tra francesi e non francesi, e sempre più anche tra italiani e non italiani. Mentre torna ad acquistare un’importanza fondamentale – che ricorda il sistema del ‘grande internamento’ del XVII e XVIII secolo – la divisione tra ricchi e poveri, tra gente ‘perbene’ e ‘sbandati’, tra soggetti obbedienti e ‘oppositori’ al sistema, definiti tali anche solo se propongono modelli alternativi di vita.

Per tutti questi motivi è possibile e forse necessario legare tra loro le due giornate di mobilitazione parigina e italiana e leggerle alla luce di un contesto molto più ampio di quello nazionale o di quello ‘settoriale’ della lotta per i permessi di soggiorno o per la sopravvivenza di una specifica categorie di persone all’interno del territorio europeo: il problema della regolarizzazione dei migranti incrocia quello delle espulsioni dei cittadini comunitari e quello della repressione contro chiunque manifesti dissenso e modalità anche solo di esistenza’ oltre che di resistenza in qualche modo non previste.
E quel che è in gioco, domani di fronte alle poste italiane, nelle piazze parigine riempite dai collettivi Rom in protesta o nelle contestazioni estreme degli abitanti delle banlieus, sembra essere il modello stesso della cittadinanza europea per come sta venendo costruita su basi discriminatorie razziste e censitarie.