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Decreto flussi – Commento alla circolare n. 39 del Ministero del Lavoro

Quote residue per l’anno 2005

Nonostante ci si prepari all’emanazione del decreto flussi per l’anno 2006 (previsto per fine gennaio, inizio febbraio), si continua a parlare del decreto flussi per l’anno 2005 (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2004 – “Programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l’anno 2005”).
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il 7 dicembre scorso la circolare n.39 (“Flussi d’ingresso dei cittadini extracomunitari per lavoro subordinato non stagionale programmati, relativamente all’anno 2005, con il DPCM 17.12.2004. Re-distribuzione delle quote residue”) che si preoccupa essenzialmente di ridistribuire fra le varie province le quote residue del decreto flussi per l’anno 2005. Si tratta di quote che non sono state utilizzate perché, originariamente, non assegnate alle province, ma riservate per progetti speciali che poi non hanno avuto attuazione.

Ricordo che si parlava di quote riservate (1.440 ingressi) per lavoratori da assumere nell’ambito delle grandi opere che, non avendo avuto inizio, non sono state utilizzate dai lavoratori interessati. Questi 1.440 ingressi sono così divisi:
a) 972 ingressi riservati alle cosiddette “nazionalità privilegiate”, con priorità per le domande inevase di lavoro domestico e di assistenza alla persona. In particolare:
50 albanesi
72 tunisini
100 marocchini
209 egiziani
230 filippini
281 moldavi
30 srilankesi.
b) 268 ingressi per le cosiddette “altre nazionalità”, cioè tutti i cittadini provenienti da altri paesi che non appartengano ai paesi specificamente beneficiari della riserva. In particolare:
50 ingressi per lavoro domestico e assistenza alla persona
149 ingressi per assunzioni nel settore dell’edilizia
69 ingressi per assunzioni nei settori diversi da quello del lavoro domestico o di assistenza alla persona, ed edilizia.
c) 200 ingressi sono infine riservati ai lavoratori stagionali.

Questa redistribuzione – come già previsto nelle disposizioni di attuazione del decreto flussi per l’anno 2005 – costituisce un atto dovuto in quanto non è possibile buttare al vento le quote ancora disponibili senza utilizzarle. Non si può non rilevare come tale provvedimento sia stato preso un po’ tardi, quando il periodo di riferimento per il decreto flussi è pressoché terminato. Questo significa che qualche datore di lavoro si vedrà pervenire la comunicazione di assegnazione della quota probabilmente già all’inizio del 2006, e scoprirà che quella comunicazione riguarda la possibilità di utilizzare una quota prevista nel decreto del 2005!

Sappiamo molto bene che la maggior parte dei lavoratori interessati all’assegnazione delle quote indicate nel decreto flussi sono lavoratori in condizione irregolare, già presenti in Italia che stanno già lavorando presso quel medesimo datore di lavoro che chiede di poter ottenere l’assegnazione della quota, per poi essere autorizzato finalmente ad impiegarli in regola.
La tardiva assegnazione delle quote residue potrebbe essere considerata come un danno non così grave, proprio perché i lavoratori interessati non si sono trovati, come i loro datori di lavoro, nella condizione di tenere in sospeso un rapporto di lavoro per tutto questo tempo, ma più che altro si sono trovati costretti a proseguirlo in condizioni irregolari, attendendo più del necessario per ottenere la tanto agognata autorizzazione.
Questo rende meno paradossale, in un certo senso, la situazione perché tutti possono immaginare che sarebbe fantasioso pensare che un datore di lavoro e un lavoratore, avendo concordato l’effettiva costituzione di un rapporto di lavoro regolare, poi possano permettersi di aspettare così tanto tempo per iniziare il rapporto di lavoro.
Se le cose funzionassero come dovrebbero, dovremmo ritenere che, dopo tutto questo tempo, la stragrande maggioranza dei datori di lavoro che si vedono comunicare l’assegnazione di una quota dopo così tanto tempo, si rifiutino e comunichino la volontà di non utilizzarla, perché nel frattempo hanno provveduto diversamente a risolvere il proprio fabbisogno di manodopera. Verosimilmente, anche i lavoratori dovrebbero dare una comunicazione analoga.

In realtà, sappiamo che non è così e che la maggior parte di queste quote residue in corso di assegnazione verranno utilizzate perché riguarderanno, come quasi tutte le quote in questi anni, persone che sono già qui e che stanno aspettando la possibilità di lavorare, finalmente, in regola. Questo, di fatto, va ad attenuare nella pratica il carattere paradossale di questa gestione delle quote e dei relativi tempi che, soprattutto, non tengono conto delle esigenze effettive del mercato. Non parliamo ovviamente solo del lavoro stagionale.
Tra l’altro fa sorridere che ora, in dicembre, vengano assegnate 200 quote riservate agli ingressi per lavoro stagionale. Teoricamente, se non altro nel settore turistico invernale, una modesta parte di queste potrebbe ancora fare in tempo ad essere utilizzata in modo utile e proficuo. Ma è certo che la parte prevalente di quote è stata richiesta dalle imprese agricole, ed è quindi paradossale che ora si pretenda di utilizzarle per lavoro stagionale, visto che l’attività dell’agricoltura, durante questo periodo, è quasi ferma.
Concludiamo rilevando che, proprio mentre ci apprestiamo ad assistere all’emanazione dell’ennesimo decreto flussi, con questi provvedimenti abbiamo la conferma del carattere antiquato di questo sistema di preteso governo dei flussi migratori.