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Francia – Sciopero della fame nel CRA (Centro di detenzione amministrativa) di Lione

I prigionieri denunciano la loro situazione dopo che 11 persone sono risultate positive al Covid-19

La testimonianza:

Buongiorno. Mi chiamo x. Sono 25 giorni che sono nel centro di detenzione di Lione-Saint-Exupéry. La storia qui è che va male tutti i giorni. Le persone che hanno contratto il Coronavirus qui sono già 11. E oggi, questa mattina, quando ci siamo svegliati, hanno portato due persone in isolamento. Hanno dormito accanto a noi e tutto. Allora abbiamo chiesto il diritto di parlare con la polizia, di parlare con le persone, di far sapere all’esterno che c’è il Coronavirus qui. Non ci sono misure sanitarie, niente, e la libertà, nemmeno. Il poliziotto mi ha detto che se ne fottono. Mi ha detto: “Io lavoro, il mio lavoro qui dura 8 ore, dopo me ne vado e me ne batto le pa**e di quello che succede qui”. Lo sciopero della fame dura da tre giorni, nessuno è venuto a trovarci, nessuno ha parlato di noi, nessuno… nulla.

C’è qualcuno, un compagno di stanza, che ha male alla schiena da quattro giorni, non so nemmeno da quanto. Nessuno è venuto a visitarlo. C’è un altro mio compagno, deve essere operato alla spalla, ha i fogli dell’ospedale che dicono che ha un appuntamento per essere operato, ma non volevano farlo uscire per l’operazione.

Io ho tre bambini francesi, mia moglie, che è francese, lavora. Io sono un lavoratore a tempo indeterminato e tutto, e mi hanno portato qui nel centro di detenzione, non mi hanno liberato, non so perché.

Sta diventando davvero troppo complicato. Ci sono delle persone qui… io personalmente se non avessi i miei bambini penserei a suicidarmi. Ci sono molte persone qua che ci pensano. C’era qualcuno l’altro ieri che ha bevuto la candeggina per suicidarsi, l’abbiamo salvato, non l’abbiamo lasciato bere la candeggina.

Qua non esistono i diritti umani, nessuno parla di noi, parlano di noi come dei cani. I nostri abiti sono sporchi, le camere non vengono pulite. Siamo in 5 persone in una camera di quattro metri quadri per due. La polizia viene, parla male, dice: “Stai zitto, stai zitto, stai zitto porca pu**ana”. Non rispettano il comportamento delle persone, non rispettano niente.

E tutto si complica, è complicato. Sono tre giorni che siamo in sciopero della fame, ci sono persone da quattro giorni chiuse nella loro camera. Ci sono persone che non escono dalla camera. Abbiamo atteso che persone dall’esterno ci aiutassero. Per favore. E nessuno ci ha aiutati, tranne i giornalisti, tranne voi, tranne i giornali, tranne questo non c’è nessuno. Inoltre facciamo i documenti per chiedere l’appello, per parlare con l’avvocato, ma non vogliono. La cabina telefonica, è un telefono fisso. Ci sono persone qui che non hanno il telefono per chiamare fuori o i loro famigliari, non c’è un telefono. Non funziona. Ecco, per favore, aiutateci.

Siamo 127 persone nel centro di detenzione di Lione-Saint-Exupéry. Ci sono persone diversamente abili. Ci sono persone che hanno contratto il Coronavirus da una settimana e sono qui con noi. Li hanno portati in isolamento, ne sono usciti positivi, li lasciano nella nostra stanza, con noi. Non ci sono misure sanitarie. Non ci sono mascherine, non ce le danno. Non ci danno i prodotti sanitari per lavarci, non c’è niente per lavarsi. Danno delle piccole bustine di shampoo, dei sacchetti piccoli così. Te li metti sui capelli e non sai se hai messo lo shampoo o l’acqua. Non abbiamo diritto a nulla. Sembra… non sembra la Francia… è la Francia che dice libertà uguaglianza fratellanza? Noi non vediamo tutto ciò, davvero non lo vediamo.

Quelli dell’associazione, Forum, il giorno che entri ti danno dei fogli, le regole di lì, dicono di riportare i fogli per andare dal giudice etc. Dopo quel giorno, non so perché, nulla, più niente. Non ci aiutano. Non abbiamo nemmeno il diritto di fare una fotocopia.

Sono quattro giorni che domando una visita medica, non c’è posto. Mi dicono che il medico accetta solo le persone che arrivano in giornata, i nuovi. Non accetta i vecchi. Ho detto vecchio nuovo è uguale! Sono malato. Mi dicono di no, che non ho il diritto, non posso. Io ho ripetuto che sono malato, che ho la tosse, che sono tre giorni che ho il mal di gola… le persone con il Coronavirus erano con me, sono malato, ma non mi fanno visitare. Mi trattano male, anche il medico, mi dicono che non ce l’ho, che non ce l’ho. Che se gli parli male chiama la polizia, e la polizia ti porta in isolamento.

Le assistenti sociali non fanno niente. Non ci sono assistenti sociali. C’è solo Forum per fare i documenti. Per inviare i documenti al giudice e basta.

Ho la tosse da tre giorni. Non ci danno medicine. Ho detto che non avrei fatto la visita, ma di darmi almeno qualcosa per la tosse. Che avrei pagato. Mi dicono di no, che non sono fuori, che sono nel centro.

Di solito si ha diritto ha una visita mezz’ora al giorno ognuno. E i poliziotti dicono che non fanno le visite, loro lavorano poco. Dicono che hanno un foglio del giudice che dice che le visite sono sospese. Io ho chiesto di mostrarmi il foglio, di mostrarmi il foglio che impedisce le visite, per guardarlo, per leggerlo, così se leggo ci credo, di darmi il foglio per guardarlo, che se non si fanno visite okay. Se mi dite che il giudice ha inviato i documento e che non ci sono visite per il covid19, ma non mi mostrate il foglio… Mi viene detto “no, non ti mostro il foglio”. C’è un gruppo di poliziotti che fa fare le visite, e un altro che non le fa fare. Un gruppo le consente e un altro no. Decidono loro. Questo significa che se non sono felici non ci sono visite, se sono contenti e tutto fanno fare la visita.

Ti giuro, ho tre bambini, penso ai miei bambini qui. I miei bambini sono francesi, mia moglie è francese. Penso a loro, altrimenti mi suiciderei. Mi uccido qui, ti giuro che mi uccido. Non ho potuto fare il test, non volevano portarmi dal medico, non volevano propormi per il test. Non vogliono. Ho richiesto il medico tre giorni fa, ma non vogliono, non si può sapere se ho il Coronavirus. Le persone positive sono state portate in isolamento e poi di nuovo con noi. Abbiamo parlato, abbiamo detto che hanno il Coronavirus, ma ci hanno detto che non c’è posto. Laggiù, nella parte femminile, non si possono mettere le persone in isolamento. Hanno detto: “Sbrigatevela da soli, non state accanto a loro e basta”:

Non ci sono espulsioni in questo momento. Le frontiere algerine, tunisine, marocchine: chiuse. Le frontiere sono chiuse. Solamente le persone albanesi vengono espulse. Ma per gli altri, le frontiere sono chiuse. Ho il diritto di uscire, ho tutti i documenti per uscire. Ho il permesso di soggiorno che è valido, ho tutto ciò. Perché non ci liberano? Ti riportano qui per aprire il centro, per fare lavorare i poliziotti e per dare da mangiare, per pagare gli altri paesi, perché sono gli stranieri che pagano. Questi qua dicono che se chiudono il centro si finisce in galera… le merci camminano… è la politica. È la politica. […]

Contiamo su di voi adesso. Ci sono 11 persone positive qui. Se fanno entrare delle persone dall’esterno, il centro verrà chiuso. Perché non hanno il diritto di trattenerci così. Ti giuro sui miei figli, c’è pieno di positivi qua. Non giuro sulla testa dei miei figli per niente. […]

Sposato con una francese, con tre bambini francesi. I miei bambini sono francesi. Ho delle schede di paga, lavoro in una fabbrica. E sono qui, ci sono persone con documenti che sono qua. Fanno qualsiasi cosa, non so cosa cerchino […]

Facciamo lo sciopero della fame, non mangiamo da tre giorni. La polizia dice loro di mangiare, loro rispondono “preferisco la morte, non mangio”. “Preferisco la morte”. Ti maltrattano, ti colpiscono, ti parlano male. Se parli male, se rispondi, la polizia ti maltratta ma non hai il diritto di rispondere. Se rispondi vai in isolamento. Non tutti, non sono tutti cattivi, non sono tutti buoni. Ma qui, il 98% delle persone di questo centro, è questo il lavoro che fanno, ci trattano male. Immagina, sono nel mio letto, penso ai miei bambini, a mia moglie, per vederli, per uscire, almeno una visita. C’è un poliziotto che arriva una sera e mi dice “dammi il foglio brutta pu**ana”.

Ci sono alcune persone che dovrebbero essere operate, la polizia ha rotto un braccio a uno di loro. L’hanno ammanettato, non ha detto al medico che la polizia gli ha rotto un braccio. E il medico che gli ha fatto la radiografia ha detto: “Dovresti uscire d’urgenza per fare un’operazione alla spalla”, dopodiché ha detto alla polizia “lo faccio uscire per farlo operare alla spalla” e la polizia ha risposto “no, non possiamo portare persone all’ospedale”.

Sara Corsaro

Sono laureata in Mediazione linguistica e culturale a Siena e poi in Diritti umani all'Università degli Studi di Padova con una tesi su confini e cittadinanza. Sono una volontaria della scuola di italiano autogestita e gratuita "LiberaLaParola" che svolge le sue attività a Padova. "LiberaLaParola" è un progetto dell'Associazione Open Your Borders.
Per Melting Pot traduco dal francese e scrivo.