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dal Corriere della Sera online del 29 agosto 2007

I ds scoprono la tolleranza zero. E Firenze diventa un simbolo

Da Emiliano a Chiamparino: pronti a fare altrettanto.

Chiti: non è repressione, ma tutela della legalità.
Un coro quasi unanime sotto la Quercia. Rosa D’Amelio: di fronte a questi temi dobbiamo diventare più rigorosi e intransigenti.

Roma. C’è una notizia. C’è che questo provvedimento contro i lavavetri del Comune di Firenze, ad alcuni osservatori sembrato poco di sinistra, se non addirittura sinistro, piace invece, e parecchio, ad amministratori e esponenti di rango dei Ds.

Prima telefonata a Sergio Chiamparino, sindaco di Torino. Che risponde senza indugi. «L’ordinanza dell’assessore Cioni mi interessa, e molto». Sindaco, da che punto di vista? «Diciamo che ne stiamo valutando la costituzionalità, l’applicabilità». Qualcuno ha detto: la sinistra comincia a risolvere i problemi con i carabinieri. «Stupidaggini. Il profilo politico del provvedimento non mi interessa minimamente. Ciò che prendo in esame è quanto questa ordinanza può essere utile per contrastare un certo genere di fenomeni deprecabili ». Una volta, signor sindaco, a sinistra certi problemi venivano… «Senta, il punto è questo: la sicurezza, così come la legalità, non sono, come dice Walter Veltroni, né di destra né di sinistra. La sicurezza e la legalità sono un diritto di tutti. E siccome sappiamo che dietro al fenomeno dei lavavetri si cela spesso anche l’ignobile sfruttamento dei minori, beh, lei capirà». Cosa? «Se quella indicata da Firenze è una strada percorribile al punto di vista Costituzionale, noi siamo pronti a seguirla».

È inutile far finta che siano ragionamenti scontati, questi del sindaco Chiamparino. Non lo sono. Per niente. Qualcosa è cambiato nel modo di ragionare sotto a ciò che resta della Quercia, già mezza segata. Prendete Rosa D’Amelio, assessore alle Politiche sociali della Regione Campania. Ecco, prendete lei, sociologa ed ex sindaco di Lioni, il paese del terremoto, una donna forte e di sinistra, vecchio Pci, poi bassoliniana, diessina, e sentite, adesso, cosa dice: «La sinistra, sul fronte della legalità, deve assolutamente diventare più rigorosa e più intransigente». Sono parole dure. «Sono parole necessarie. Guardi: esattamente come le dico che noi dobbiamo essere in prima fila, sul fronte dell’immigrazione, per accogliere e fornire umanità e diritti, così le dico che dagli immigrati dobbiamo pretendere correttezza e rispetto delle regole. Le nostre».

Sembrano discorsi di destra. «Sembrano. Perché invece sono discorsi di sinistra. E sa perché? Perché io dico questo nell’interesse stesso degli immigrati per bene, che non meritano di essere accumunati a quelli fuorilegge». Chiamparino che apprezza, e approva. L’assessore campano D’Amelia che fa un ragionamento addirittura più netto. Così si finisce da Michele Emiliano, il sindaco di Bari che è anche coordinatore per l’Anci delle città metropolitane, magistrato in aspettativa, amico di Giovanni Falcone e Rosario Livatino. E anche Emiliano: «Dico che su questa specifica emergenza, quella dei lavavetri, Bari non soffre particolarmente… ma è chiaro che al provvedimento di Firenze sono molto, molto interessato. Anzi, dico di più: l’ordinanza verrà presto presa in esame dagli uffici competenti del nostro comune… ».

Sindaci diessini entusiasti, sindaci di sinistra che approfondiscono. E poi l’Unità che, sull’argomento, si appresta a dedicare il titolo di apertura della prima pagina. «Cercheremo di capire quanto e come divide questo pugno di ferro del comune di Firenze», dice Nuccio Ciconte, che guida l’ufficio centrale. Pugno di ferro: a sinistra, una volta, si diceva così. «No, guardi: si dice ancora… — precisa Sergio Staino, il papà di Bobo, la vignetta del giornale fondato da Antonio Gramsci — io vivo sulle colline di Scandicci, Firenze la conosco bene, e di fronte a questa ordinanza provo un profondo, tragico imbarazzo…». Allora meglio non senta Vannino Chiti, ex presidente della Regione Toscana e attuale ministro dei Rapporti con il Parlamento. «Quanto inutile stupore… Quella del Comune di Firenze non è repressione, ma solo tutela della legalità».
Fabrizio Roncone