Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Tratto da Nigrizia.it, giugno 2006

Ricetta Sarkozy

di Jean-Lèonard Touadi*

Il Parlamento francese ha approvato, il 17 maggio scorso, una nuova legge sull’immigrazione in un clima segnato da tensioni politiche al vertice dello stato, da polemiche con l’opposizione e le organizzazioni di difesa degli immigrati. La legge, voluta dal ministro degli interni Nicolas Sarkozy, candidato alle presidenziali del 2007, imprime un nuovo giro di vite alle condizioni d’ingresso e di soggiorno degli stranieri in Francia. Lo spirito della legge è stato riassunto dallo stesso Sarkozy con l’espressione «immigrazione scelta e non subita». In altri termini, basta con l’invasione della Francia da parte di immigrati sub-sahariani senza qualifiche! Basta con l’orda di disperati, senz’arte né parte, che bussano con insistenza alle porte dell’eldorado francese!

In realtà, assicura lo stesso Sarkozy, la Francia ha bisogno per la sua economia «di informatici indiani» e «d’ingegneri cinesi»; non avrebbe bisogno di straccioni africani che, se proprio devono entrare in Francia, siano valutati «sulla base delle competenze e dei talenti». Per questa categoria d’immigrati la nuova legge prevede una speciale carte de séjour, detta appunto “Compétences et talents”. Inoltre, la nuova legge tende ad abbandonare la politica delle cicliche regolarizzazioni dei clandestini, fenomeno assai fisiologico, a detta di numerosi esperti e come dimostrano i casi degli Stati Uniti e del Canada.

Le regolarizzazioni dei clandestini sono, per Sarkozy, incentivi che richiamano all’infinito nuovi clandestini. Ma anche per i regolari la vita non sarà facile nella “patria dei diritti umani” (così i francesi si compiacciono di chiamarsi), poiché una disposizione mette un freno drastico all’istituto del ricongiungimento familiare, legandolo ad altissimi standard di stipendi e di alloggio. Il diritto dell’immigrato di avere accanto a sé moglie, marito, figli, genitori anziani, fratelli o sorelle è legato al potere d’acquisto. Infine, Sarkozy ha fatto adottare una disposizione secondo la quale i candidati all’ottenimento della carta di soggiorno devono sostenere un esame di francese e di “formation civique” che misuri la loro fedeltà ai valori francesi.

Merce elettorale

A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, questa legge è una palese strizzatina d’occhio all’elettorato francese, assai sensibile alle sirene xenofobe del leader d’estrema destra Jean-Marie Le Pen e del suo Fronte Nazionale, dichiaratamente anti-immigrati e razzista. Sarkozy è del parere che, per convincere e vincere, occorra cavalcare le paure collettive che albergano nella società. E tra le paure c’è quella dell’immigrazione, con la tipica sindrome d’invasione che cresce in momenti di crisi o di stagnazione economica. In effetti, un sondaggio realizzato nei primi giorni di maggio dall’istituto Bva per il quotidiano Le Figaro (10/05/06), più del 70% dei francesi – di destra e di sinistra – è soddisfatto delle nuove disposizioni contenute nella legge Sarkozy. Dal suo punto di vista, il ministro ha segnato punti preziosi per la corsa all’Eliseo contro i suoi rivali di destra e di sinistra. L’immigrazione viene, ancora una volta, utilizzata come merce elettorale per conquistare il potere.

Il dispositivo di legge francese pone alcuni interrogativi di fondo che non possono essere elusi: la prima è la “scelta” degli immigrati sulla base dei talento e della competenza. La Francia vuole scegliere i suoi immigrati. Peccato che quelli africani non abbiano questa possibilità di scelta. Lasciano i loro paesi in preda all’instabilità politica, alla stagnazione economica e alle guerre provocate, tra l’altro, anche dalle politiche neocoloniali della Francia. L’economista beninese Albert Tévoédjéré ha dichiarato che gli «africani hanno il diritto d’accesso alla Francia».

Non so se si tratti di un diritto, ma le potenze europee – e la Francia in primis – non possono semplicemente cancellare secoli di una storia pesante e di un presente fatto di compromessi e ingerenze, chiudendo la porta alla storia e alla geografia. E poi perché le università africane dovrebbero mandare in Francia le persone “competenti e di talento”? L’incitamento alla fuga dei cervelli africani in Francia è la ciliegina sulla torta della miopia e della irresponsabilità francesi.
Sarkozy si è recato in Africa (Mali, Benin) poche ore dopo l’approvazione della legge per «spiegarla agli africani».

Mai visita di un politico francese è stata così contestata. Per i giornali e l’opinione pubblica africani, questa visita è uno schiaffo, l’ennesimo dopo quello della svalutazione unilaterale del franco Cfa nel 1994 e dopo gli spari dell’esercito francese contro la folla ad Abidjan nel 2003. Sarkozy è andato in Africa per annunciare una «nouvelle politique africaine» della Francia. La prima mossa di questa politica sembra essere: ciascuno stia a casa propria e, da lontano, potremo dialogare. Se la Francia ha deciso di mollare l’Africa (magari!), gli africani devono recidere, una volta per tutte, il cordone ombelicale con un partner sempre più arrogante e ingombrante.