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Riprende la scuola, sempre più laboratorio di intercultura

Le scuole sono ricominciate questa settimana e i dati mostrano come sempre più la sfida dell’integrazione debba essere pensata a partire dalle aule scolastiche.
Infatti, più di 500.000 alunni sui quasi 8 milioni totali, saranno figli di stranieri.

Questi i numeri relativi allo scorso anno scolastico.
Gli alunni stranieri, figli quindi di entrambi i genitori stranieri, erano il 5,6 % degli alunni, con una presenza molto più alta nelle scuole primarie, 6,8%, e diversa a seconda del territorio. Maggiore la presenza nel nord est: 9,3% di alunni con cittadinanza non italiana, mentre la regione con una percentuale più alta è l’Emilia Romagna, con il 10,7%. La metropoli con più alunni stranieri è Milano con 14,2%.

I bambini vengono dalla quasi totalità degli stati del pianeta, 192 su 194, ma le nazionalità prevalenti sono Albania, Marocco, Cina e Romania.

Il numero dei bambini che frequenta l’intero percorso scolastico in Italia, a partire dalla formazione pre-scolare è in costante aumento. Il numero di ragazze e ragazzi è quasi equivalente, mentre le ragazze sono più presenti dei maschi nella scuola secondaria.

I dati del ritardo scolastico degli alunni stranieri paragonati a quelli degli alunni italiani mostrano che la sfida per gli istituti scolastici è ancora aperta. Gli alunni stranieri fin dalle scuole primarie hanno tassi di ritardo maggiori dei bambini italiani e il divario aumenta in modo preoccupante nelle scuole secondarie, nelle quali si registra una netta diversificazione tra i vari tipi di istituti. I figli di genitori immigrati scelgono prevalentemente istituti professionali e in percentuali molto basso livelli di formazione non professionalizzanti come i licei. Proprio nelle scuole professionali i tassi di insuccesso scolastico che nel caso degli alunni stranieri possono arrivare anche al 30%.
L’interruzione di frequenza è molto elevata, inoltre, nel primo e nel secondo anno delle superiori.

Le scuole si trovano ad affrontare molte sfide:
dall’insegnamento della lingua italiana ai bambini emigrati a percorso scolastico già iniziato, alla concentrazione di alunni stranieri in poche scuole, che crea una fuga dei bambini italiani, per la preoccupazione dei genitori di un abbassamento del livello di istruzione. Sfide che sono affrontate in modi differenti nelle diverse scuole in un quadro di intervento caratterizzato da scelte precise che si muovono nella direzione del rispetto delle differenze e di una pedagogia interculturale, attraverso circolari e linee guida, la cui applicazione è però lasciata all’iniziativa dei singoli istituti, con poche risorse per attuare interventi strutturali nell’insegnamento, per esempio con una riforma dei curricola che sia un arricchimento per tutti gli studenti e non si limiti all’insegnamento, pur fondamentale, dell’italiano L2 o alla presenza del mediatore nei casi difficili da gestire per gli insegnanti.

Elisabetta Ferri