Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Il Manifesto del 4 gennaio 2007

La fatalità di morire Rom

di Alessandro Dal lago

In queste feste di fine anno, sembrerebbe dominare la letizia. Vabbé, con Saddam hanno esagerato. Ma l’Italia proporrà la moratoria sulle esecuzioni capitali. E il fabbisogno di cassa sembra essere inferiore al previsto. Solo che ogni tanto brucia un campo Rom. E i Rom muoiono. Due a dicembre, due ieri. Fornelletti difettosi, fughe di gas, sigarette lasciate accese. Fatalità?
Da sempre la fatalità domina la vita dei Rom. I loro campi vengono fatalmente dislocati in luoghi squallidi e isolati, in spazi privi di servizi. Perché è noto che, altrimenti, questi barbari attenterebbero fatalmente alle nostre borse, se non proprio alle nostre vite. Ecco come Libero ieri definiva i Rom: «Carovane dei parenti di Dracula che hanno oltrepassato la fortezza Bastiani e che puntano direttamente ai cassetti dei nostri armadi», una prosa che avrebbe fatto impallidire e rodere di invidia Oriana Fallaci, se fosse ancora tra noi.

Fatalmente, ogni tanto, a un posto di blocco, un colpo sfugge alla pistola di un carabiniere o poliziotto e, fatalmente, un bambino Rom finisce in coma o al cimitero. Ma che sarà mai. Verrà subito rimpiazzato. Sempre ieri, sul quotidiano di Feltri c’era la strabiliante notizia che centomila Rom sono in marcia dalla Romania, ora che il paese di Dracula è entrato nell’Ue. E un altro articolo notava malinconicamente che in pochi decenni, l’Italia sarà abitata prevalentemente da stranieri. Non è vero che a primi nati del 2007 sono stati un afghano, un romeno, un albanese, una tunisina e un cinese? Si capisce perciò che giorni fa, angosciati dalla demografia, dei bravi cittadini abbiano distrutto a Opera il campo attrezzato per i Rom cacciati da Milano. Quando non ci pensano gli incendi fatali, arriva in soccorso la fatalità di destra.
E la fatalità di sinistra? Qui la faccenda è confusa. A parole, il nostro governo dovrebbe essere aperto alla diversità culturale e quindi anche ai Rom (i quali, tra l’altro, tanto diversi non sono: se hanno la cittadinanza rumena, sono cittadini europei esattamente come me e Feltri). Ma i fatti li stiamo aspettando, e qualche preoccupazione l’abbiamo, visto come sta andando con l’abolizione dei Cpt e il diritto d’asilo.
E poi, c’è qualcosa che ci ronza in testa. Nel 2000, in previsione del Giubileo, non fu forse il sindaco di Roma Rutelli a organizzare lo sgombero a manganellate di un campo di Rom bosniaci? Che si sia trattato di una fatalità?