Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Antonio Sempere (Ceuta 4 febbraio 2023)

Ideologia e polizia: la politica interna e la politica estera di Frontex

Capire Frontex, oltre la notizia: un dialogo con Yasha Maccanico, ricercatore di Statewatch

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Gli scandali di corruzione, le dimissioni di Leggeri, le violazioni sistematiche dei diritti umani rivelate dal rapporto Olaf (Agenzia antifrode della UE) 1. Gli aerei che sorvolano il Mediterraneo, le macchine della polizia tedesca lungo i confini balcanici. E le proteste del mondo accademico contro gli accordi tra l’agenzia e il Politecnico di Torino, la rete Abolish Frontex, il Parlamento Europeo che si rifiuta di approvare il bilancio consuntivo del 2020.

Di Frontex nell’ultimo anno si è fatto un gran parlare, ma rimane la sensazione di non riuscire a cogliere del tutto il significato di quest’agenzia: cos’è, cosa fa, a chi risponde, la sua importanza strategica.

È per questo che ne abbiamo parlato con Yasha Maccanico, ricercatore di Statewatch, che da molti anni si occupa di fare luce sull’opacità di quest’agenzia europea. Al di là delle statistiche, al di là della notizia: con Yasha proveremo ad andare al cuore di Frontex, ovvero al cuore del disegno europeo. Un dialogo che abbiamo suddiviso in 3 parti e pubblichiamo il 2, 9 e 16 febbraio.

Photo credit: Samos volunteers (Il centro hotspot di Samos)
Parlando del ruolo cruciale dei paesi di primo approdo e di come l’UE ha agito su questi, Frontex è stata fin da subito presente nelle “task-force” regionali in Italia e Grecia che prima citavi. Che politica migratoria concorreva a costruire assieme alle altre agenzie europee?

Con la materializzazione delle task-force di Catania e del Pireo, in Grecia, c’è stata una commistione incredibile di agenzie europee, inclusa Europol, Frontex, Eurojust ed EASO (oggi EUAA). Quest’ultima era l’ufficio per il sostegno alle procedure d’asilo ma – in tandem con Frontex – da agenzia di facilitazione dell’accesso all’asilo è diventata di fatto un’agenzia di esclusione dalle procedure d’asilo su larga scala.

In quel contesto, è stata importantissima la dichiarazione del 2016 tra Unione Europea e Turchia, perché è attraverso quella dichiarazione che i richiedenti asilo venivano trasformati in persone entrate irregolarmente ed in attesa di essere trasferite in Turchia.

Dall’altro lato, in Italia è stata fondamentale la politica degli hotspot, che puntava a restringere i criteri per il diritto alla protezione e sui ricollocamenti. In questo modo si voleva costruire un sistema in cui tutti – o quantomeno la maggior parte, eccetto gli eritrei – di quelli che arrivavano per mare erano semplicemente da considerare migranti economici, “clandestini”, come li chiamano loro con un termine che poi è stato usato perfino in alcuni documenti europei. La costruzione dei “migranti economici” è stato un fatto essenziale. Il fatto che decine di migliaia di persone a cui erano negati i ricollocamenti (relocations) verso altri stati dell’UE dovuto ai criteri ultra-restrittivi adottati per queste procedure riuscivano poi ad ottenere l’asilo, in Italia veniva silenziato: doveva passare la narrazione che tutti quelli che arrivano via mare non sono rifugiati.

In Grecia non poteva funzionare quel gioco: c’era conflitto in Siria, gente che veniva dall’Iraq, dall’Afghanistan, e quindi si è fatto l’accordo con la Turchia. Ed è stato un gioco magistrale, perché ha permesso anche alla Grecia di violare sistematicamente le due direttive sulle condizioni di riferimento per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Non importava particolarmente il fatto che la Turchia quasi non accettasse trasferimenti, perché quel principio era stato fissato. Quell’accordo era – ed è – così farlocco da essere semplicemente un comunicato stampa firmato dai capi di governo [tecnicamente l’autorità responsabile erano i capi di stato e di governo…], che rende esplicito il tentativo di agire in modo contrario alle leggi internazionali. Così passo dopo passo sono stati smontati il sistema dei diritti umani e alcuni principi fondamentali del diritto internazionale.

PH: Giovanni Marenda (Confine serbo-ungherese)
Parlando dell’importanza di Frontex nel determinare i processi nei paesi di confine diventati punti caldi delle rotte migratorie, in che misura possiamo contrapporre ai casi italiano e greco quello ungherese?

Il caso dell’Ungheria è un’anomalia, perché è l’unico in cui una sentenza giudiziaria ha portato al ritiro delle attività dell’agenzia dal paese 2. È interessante perché nel momento in cui è stata stabilita l’agenda europea sull’immigrazione, i tre paesi che era previsto ospitassero gli hotspot erano Italia, Grecia e Ungheria, ma l’Ungheria si è opposta.

Ricordo che l’agenda europea non si limitava ad istituire gli hotspot, ma era un’azione di più ampia portata volta ad imporre una linea dura nelle politiche dei paesi europei di confine e nei paesi terzi. Infatti, in Italia c’è stata la legge Minniti-Orlando, il cui fine era limitare le possibilità di appello alle decisioni negative d’asilo. Questa forte spinta politica è stata accompagnata anche da fondi ed aiuti economici.

In tutto ciò Italia e Grecia hanno chiesto aiuto e si sono adeguate, mentre l’Ungheria no. Perché? Orban così poteva essere perfettamente brutale alle frontiere, senza la necessità che ci fosse una guida e un interesse europeo. In Ungheria si è andati nella stessa direzione di Italia e Grecia ma da una prospettiva sovranista, quindi anche un po’ in conflitto con l’Unione Europea. Questo ha permesso ad Orban di attuare misure ancora più violente senza sentirsi commissariato, limitando l’influenza delle autorità esterne su ciò che succedeva nel paese.

PH: Abolish Frontex
Col tempo però sono comunque emerse alcune eclatanti violazioni dei diritti umani che hanno messo in discussione, se non l’approccio europeo alle migrazioni, quantomeno il ruolo di Frontex.

Frontex è uno strumento centrale per l’UE per la gestione delle migrazioni perché, essendo un’agenzia, in fin dei conti dipende direttamente dalla Commissione anche se il Consiglio (rappresentanze dei governi degli stati membri) è l’attore dominante nelle politiche di giustizia e affari interni. Quindi è stato tutto un disegno europeo, anzi, Frontex è stata uno strumento dell’UE non solo per governare i confini d’Europa ma anche per fermare le autorità se implementavano politiche di immigrazione divergenti.

Il lavoro di testate della stampa mainstream che si sono occupate di questo, come Der Spiegel, è stato importantissimo, ma era evidente che Frontex nel Mediterraneo centrale stava svolgendo un ruolo problematico, che consigliava agli stati di arretrare le loro attività in mare, per non diventare essi stessi “pull factors”. Oggi, siamo al punto in cui Frontex sorvola il mare e segnala agli stati la presenza di imbarcazioni di migranti, e poi le guardie costiere fanno tutto il possibile per non intervenire o ritardare il più possibile l’intervento in acque internazionali in attesa di un intervento della guardia costiera libica. Sono questioni importantissime perché non è solo il diritto internazionale o i diritti umani, qui si viola il diritto europeo e la Costituzione italiana, si viola il Codice penale. Si commettono delle illegalità tanto gravi quanto basiche, palesi.

Infatti, sembra che da molto tempo la realtà abbia oltrepassato il “la legalità” per quanto riguarda le politiche migratorie europee. In questo senso, Frontex stessa si può configurare sempre più come un’agenzia prettamente “politica”, in qualche modo pioniera della politica europea?

Assolutamente, tanto che Leggeri e Avramopoulos hanno agito in tandem dal 2015, e questo è stato fondamentalmente nell’evoluzione di Frontex. Prima, Frontex forniva le sue analisi però poi era fuori dalla fase strettamente politica, dall’ “accettiamo o non l’accettiamo”. Poi il tandem Leggeri-Avrampoulos ha iniziato ad agire come in preda ad un delirio di onnipotenza: in piena guerra in Siria, quando alcune delle città più antiche dell’umanità venivano rase al suolo, volevano dimostrare di essere capaci di concedere pochi status di protezione. La stessa EASO, lavorando in tandem con Frontex, iniziò ad esercitare una forte pressione sul sistema di asilo greco, per trasformarlo in un sistema di esclusione generalizzata basato sull’accordo con la Turchia. Ad oggi, sembra che la preoccupazione principale dell’agenzia europea per l’asilo sia proteggere i sistemi d’asilo dai loro possibili beneficiari, e questo è il risultato di un’evoluzione durata anni, dall’EASO alla creazione dell’EUAA, che è di fatto subordinata a Frontex.

Tuttavia, Frontex è stata principalmente – come dicevo – un’entità che ha agito a livello strategico, ad un livello intermedio. Io la considero più un agente di influenza ideologico che un attore che opera concretamente sul campo, quest’ultima parte si sta sviluppando solo recentemente. Sono state le analisi dei rischi e i rapporti periodici di Frontex che sono stati decisivi nella creazione dell’ossessione migratoria europea, fino al punto che qualsiasi problema era da imputare all’immigrazione, dal lavoro nero alla questione ambientale. Non scherzo, si è perfino arrivati a dire che lo spostamento di così tante persone crea problemi ambientale, mentre i mezzi delle polizie – navi, elicotteri, auto – pattugliano h24 tutti i confini d’Europa.

PH: Frontex-Referendum (Manifestazione a Zurigo, 2022)
Veniamo alla pubblicazione del rapporto Olaf (Agenzia antifrode della UE) dello scorso ottobre. Cosa ha svelato e perché è stato tanto eclatante?

Il rapporto è stato fondamentale per portare Leggeri alle dimissioni, perché ha dimostrato che Frontex appoggiava le violazioni dei diritti umani alle frontiere in modo sistematico, chiudendo un occhio quando c’erano delle irregolarità che avrebbe dovuto segnalare, falsando la classificazione della gravità degli eventi.

Una delle rivelazioni più importanti della relazione Olaf, almeno per come lo vedo io, è quella riguardante la strage di Pasquetta dell’aprile 2020. Si sommano diversi aspetti critici: la barca era vicinissima all’Italia, l’Italia aveva delle navi capacissime di effettuare il soccorso, ma non ha agito con il pretesto delle acque internazionali. Malta, dal canto suo, non solo ha rifiutato di intervenire ma anche trainato le barche verso le acque italiane, e questo è stato scoperto perché avevano rifornito di acqua i passeggeri. C’era stato un maldestro tentativo di soccorso di una nave privata, in cui sono morte delle persone. Alla lunga, quando la barca è arrivata in Libia c’erano cinque persone morte a bordo dello scafo.

Quindi è un flagrante caso di non assistenza, che comportava la necessità di aprire un rapporto SIR (Serious Incident Report) 3. Tuttavia, l’incidente non fu classificato come di categoria quattro – che segnala la possibile violazione di diritti fondamentali e obbliga l’intervento del Fundamental Rights Officer -, ma come categoria due, ovvero come incidente dall’alto interesse pubblico e politico. Se fosse stato di categoria quattro, sarebbe partita automaticamente l’investigazione da parte dell’ufficiale per il rispetto dei diritti fondamentali, ma l’agenzia voleva mantenersi neutrale, anche per non intaccare i rapporti con Italia e Malta. A me sembra una cosa veramente allucinante, e penso lo sia per chiunque abbia seguito quel caso, in cui per giorni eravamo appesi alle notizie che arrivavano da Alarmphone, che raccontavano delle persone lasciate morire.

L’attività di pattugliamento di Frontex non dovrebbe portare più sicurezza in mare? Al contrario, Frontex nel tempo ha avuto un ruolo nell’arretramento delle attività SAR e nell’abbandono delle persone, senza mai assumersi la responsabilità, che è sempre nazionale. Anche se si tratta di una missione Frontex, la responsabilità è del paese a capo della missione.

PH: Frontex

Questa condizione di mancata assunzione di responsabilità legale e politica non sta cambiando con l’istituzione del corpo armato autonomo di guardia frontiera?

Esistono agenti Frontex attivi sul campo, piano piano li stanno reclutando e gli stanno dando anche poteri significativi. La cosa anomala – anche se in linea con l’evoluzione dell’agenzia – è che sono attivi soprattutto nei territori dei paesi terzi. Gli accordi sanciti in particolare nei Balcani danno ampio margine di azione agli agenti Frontex e allo stesso tempo provano ad istituire delle immunità: quindi più potere possibile con minori responsabilità. La questione dell’immunità è rilevante perché serve ad incentivare i paesi membri a mettere a disposizione agenti, che sarebbero scoraggiati di fronte al rischio di procedimenti penali. Quindi c’è una logica perfetta e abbastanza diabolica. È quella della ragion di stato e della protezione e l’espansione di queste agenzie europee, che infine sono relativamente nuove.

Le inchieste giornalistiche, tuttavia, hanno ampiamente dimostrato che c’erano anche dei gruppi armati non ufficiali che agivano alle frontiere. C’erano agenti delle forze dell’ordine che agivano fuori dalla loro funzione, e una commistione tra gruppi di estrema destra e agenzie delle forze dell’ordine. Attraverso queste collaborazioni opache si attuava alle frontiere una vera e propria caccia allo straniero, fatta di violenze, umiliazioni, furti. Un tema che emerge è infatti l’effetto di certe politiche sul comportamento delle forze dell’ordine stesse, legato ovviamente alla missione che gli viene messa in mano.

Vedremo se il nuovo corpo speciale diventerà un corpo per “battute di caccia al migrante” nei vari paesi. Dovremo stare attentissimi perché saranno investiti di poteri speciali in quanto agenzia europea. È una cosa che già si sta vedendo negli Stati Uniti con l’ICE (Immigration and Customs Enforcement), che praticamente sta diventando un corpo poliziesco federale fuori controllo: dovrebbe agire alle frontiere, ma avendo un raggio d’azione di circa 100 km dal confine di fatto detiene poteri speciali pressoché ovunque, visto che gran parte delle città più popolose sono sulla costa. E poi piano piano diventa più di una polizia di frontiera. Come Frontex, che dopo le recenti critiche sulla gestione dell’immigrazione, sta dedicando gran parte degli annunci al traffico della droga e delle armi. Un po’ alla volta l’azione si espande.

L’unica istituzione che si è apparentemente opposta alla ragion di stato europea è stato il Parlamento, bloccando l’approvazione del bilancio nello scorso ottobre. Che conseguenza ha avuto questa votazione?

La sospensione del budget del 2020 è un fatto molto significativo, che normalmente avrebbe portato alle dimissioni del direttore esecutivo, se non fosse già dimesso. Non è stata la prima azione del Parlamento Europeo, era già stata istituita una commissione d’inchiesta nel gennaio 2021, mentre importanti iniziative legali venivano intentate da Front-lex 4, sia davanti alla Corte Europea di Giustizia che alla Corte Penale Internazionale 5, riguardo alle eclatanti violazioni dei diritti nell’Egeo e nel Mediterraneo centrale. Ricordo che Frontex, secondo il suo stesso regolamento, ha l’obbligo di sospendere le operazioni in presenza di violazioni dei diritti fondamentali 6.

Da un punto di vista europeo, è necessario anche considerare come lo scoraggiamento dei movimenti secondari abbia notevolmente danneggiato l’area Schengen, con la reintroduzione dei controlli interni, su frontiere non abolite mai del tutto. Per l’Europa è gravissimo perché si tratta, appunto, di smontare l’Europa, di danneggiare l’integrità territoriale dell’Unione nel nome della guerra contro le migrazioni e contro i migranti. Ne vediamo l’esempio oggi, nel conflitto tra Italia e Francia. L’esasperazione della lotta contro l’immigrazione spesso porta i paesi a pensare in un’ottica puramente egoista.

PH: Frontex Exit

Oltre ad influire sulle frontiere interne e sui rapporti tra paesi dell’Unione, queste politiche migratorie europee cambiano profondamente le relazioni con i paesi esterni, in particolare quelli limitrofi.

Infatti, la tesi che le autorità europee portano avanti è che la questione migratoria non abbia a che fare con le condizioni di vita nei paesi d’origine e le disuguaglianze globali, ma con la mancanza di servizi di frontiera e gestione dell’immigrazione da parte dei paesi terzi. Per evitare che le persone viaggino verso l’Europa, l’Unione stringe continuamente accordi e rafforza le collaborazioni con paesi terzi che di fatto rafforzano i ministeri degli interni e le capacità coercitive di questi governi, di qualsiasi tipo siano. Stiamo vedendo come l’esternalizzazione delle frontiere europee stia provocando dei danni gravissimi per i cittadini turchi, per la stretta autoritaria iniziata nel 2016. In Egitto c’è una situazione simile: la von der Leyen ha annunciato un finanziamento di 80 milioni 7 al regime egiziano per fermare le partenze dei cittadini egiziani che sempre di più salpano verso l’Europa, ma è il regime stesso – così rafforzato dall’Ue – ad essere la causa dell’esilio, con la sua repressione cruenta e le morti extra giudiziali di cui anche l’Italia ha avuto esperienza.

Inoltre, i mezzi che l’Europa fornisce alle polizie per combattere l’immigrazione possono essere al tempo stesso utilizzati contro le società civili. Il Marocco è un esempio fortissimo di tutto ciò. Il caso libico lo lascio da parte perché è talmente ovvio.

E gli effetti negativi della guerra europea alle migrazioni minano non solo la situazione dei cittadini dei paesi terzi, che vedono i loro regimi rafforzati, ma anche l’integrità europea, perché l’ossessione migratoria è diventata il tallone d’achille dell’Europa nei rapporti con i paesi terzi: dal Marocco alla Libia, dalla Turchia alla Bielorussia, fino alla Russia stessa. L’UE può essere sempre attaccata attraverso i migranti perché si è resa ricattabile, ed è la stessa cosa che succede tra Libia e Italia da almeno vent’anni: quando in Italia cambia il governo i libici “aprono i rubinetti” per ottenere più fondi. E questi soldi poi, in situazioni di guerra come quella libica, vanno ad alimentare i conflitti.

  1. Scarica il rapporto
  2. EU border agency suspends operations in Hungary, Politico (17 gennaio 2021)
  3. Per approfondire i regolamenti e i meccanismi attraverso cui Frontex (non) tutela i diritti umani
  4. First Ever Case vs. Frontex: Terminate Operation in Greece, Court of Justice of the European Union, May 2021
  5. EU: Legal actions pile up against Frontex for involvement in rights violations, State Watch (febbraio 2021)
  6. Secondo l’articolo 46(4) del Regolamento di Frontex del 2019
  7. EU to provide €80 million to Egyptian coast guard, State Watch (settembre 2022)

Giovanni Marenda

Studente magistrale di Sociologia e Ricerca Sociale all'Università di Trento. Ho trascorso la maggior parte del 2020 ad Atene, in Grecia, impegnato nel lavoro di solidarietà. Sono un attivista del Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, che promuove la libertà di movimento e supporta le persone migranti lungo le rotte balcaniche e sui confini italiani.