Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Antonio Sempere (Minori a Ceuta)
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Minori non accompagnati: cambiano gli schemi al confine sud della Spagna

di Lorena Gazzotti, University of Cambridge (State Watch - febbraio 2023)

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Un’analisi di Lorena Gazzotti, ricercatrice al Lucy Cavendish College dell’Università di Cambridge, pubblicata da Statewatch il 13 febbraio 2023.

Dai primi anni ’90, migliaia di “minori non accompagnati” sono arrivati in territorio spagnolo. Le autorità preposte hanno frequentemente violato i loro diritti. Ma col passare degli anni, alcuni cambiamenti di rotta delle politiche sull’immigrazione e altri eventi hanno prodotto delle svolte nei modelli di approccio alle migrazioni. Serve un dibattito serio sulle strutture di accoglienza e sulle azioni di assistenza specifiche per migranti minori, che, al momento, sono spesso alloggiati in grandi centri che non rispondono alle loro necessità né rispettano i loro diritti.

Quello che rimane di un mega centro di prima accoglienza per minori non accompagnati a Arinaga, Gran Canaria. Era utilizzato durante la cosiddetta crisi dei Cayuco ma è stato dismesso alcuni anni fa. Fonte: Lorena Gazzotti

Da primi anni ’90, le città e le regioni della Spagna meridionale hanno visto l’arrivo di migliaia di bambini e adolescenti che attraversavano il confine senza l’accompagnamento di un adulto. Inquadrati ufficialmente come “minori stranieri non accompagnati”, costituiscono un gruppo tutt’altro che omogeneo: comprende ragazzi che sono espatriati nell’ambito di una strategia familiare di miglioramento sociale, comprende giovani che hanno lasciato le loro case contro la volontà delle famiglie da cui si sono di fatto distaccati, ma anche bambini più piccoli che emigrano con l’aiuto di un parente o di qualcuno della loro rete familiare.

Variano anche la durata e il tipo di viaggio che grava sulle spalle di questi minori prima di arrivare in Spagna: da anni di tappe attraverso il continente africano, nel caso di adolescenti provenienti dall’Africa Centrale o Occidentale, fino a pochi giorni per ragazzi diretti in Europa con il supporto dell’organizzazione familiare.

Negli ultimi 30 anni, le enclave di Ceuta e Melilla, insieme alla regione meridionale dell’Andalusia, sono diventate le principali aree di prima accoglienza per questi giovani migranti in Spagna. Ciò era dovuto, in parte, a motivi geografici di vicinanza al confine: Ceuta e Melilla, di fatto, hanno una frontiera di terra con il Marocco. Fino al marzo del 2020, il confine era relativamente permeabile e i cittadini marocchini residenti nelle vicine province di Tétouan (per Ceuta) e Nador (per Melilla) potevano tranquillamente entrare nelle enclave di giorno senza alcun visto di ingresso. Anche le coste occidentali dell’Andalusia sono vicine al Marocco: lo Stretto di Gibilterra ha un’ampiezza minima di soli 14 km.

Le Isole Canarie sono diventate presto un importante punto di accoglienza non solo per minori non accompagnati ma in modo evidente per i migranti in generale fra il 2005 e il 2007, durante la cosiddetta “crisi dei cayuco” (il cayuco è una barca da pesca usata dagli abitanti dell’Africa Occidentale per effettuare la traversata). Ma dopo l’adozione di più rigidi meccanismi di controllo sui movimenti migratori, tra il 2007 e il 2008 la rotta delle Canarie è stata bloccata 1.

Dopo il 2008, Ceuta, Melilla e l’Andalusia sono tornate ad essere le principali vie di ingresso per la migrazione minorile attraverso il confine sud della Spagna. Le organizzazioni per i diritti umani hanno, negli anni, sollevato ripetute accuse sul trattamento inadeguato dei minori non accompagnati da parte delle autorità statali, particolarmente a Ceuta e Melilla.

Lo scoppio della pandemia COVD-19, tuttavia, ha sostanzialmente cambiato le dinamiche e le forme della migrazione minorile al confine spagnolo meridionale. Già dal 2018, in realtà, con l’aumento dei controlli alla frontiera nord del Marocco e attraverso lo Stretto di Gibilterra, gli attraversamenti del Mediterraneo occidentale erano diventati più rischiosi. Nel marzo 2020, i confini di terraferma che separano Ceuta e Melilla dal Marocco sono stati chiusi, in applicazione delle misure anti-contagio. L’imposizione dei lockdown e dei coprifuoco nei primi mesi del 2020 ha spostato bruscamente i flussi migratori verso il Marocco meridionale e il Sahara Occidentale, con le Isole Canarie come destinazione finale.

PH: Antonio Sempere (Ceuta, dicembre 2021)

Melilla

Dalla fine degli anni ’90, Melilla è stata un nodo nevralgico per la mobilità dei migranti minorenni sul confine sud della Spagna. Situata nell’est della regione del Rif, a meno di 100 km dalla frontiera algerina, Melilla ha una storia di scambi e di mobilità con il territorio circostante che è densa di conflittualità e di colonialismo ma, allo stesso tempo, di ordinaria quotidianità. La mobilità dei minori fa parte di questo scenario. La Città Autonoma di Melilla ha assunto nel 1997 la responsabilità sulla tutela dell’infanzia ed ha quindi sviluppato una rete di centri di protezione per bambini e adolescenti che, dal 2004, comprendono in maniera stabile tre diverse strutture: una per ragazzi non accompagnati, una per ragazze e una per ragazzi e ragazze. Questi centri di accoglienza, però, hanno sempre stentato a trovare sistemazione per il gran numero di minori affidati alla tutela delle autorità locali. Mentre nel 1999 Melilla ne ospitava circa 70, il loro numero è arrivato a 331 nel 2004 e a 670 alla fine del 2018. Le cattive condizioni delle strutture – soprattutto quella di Fuerte La Purisima – sono state continuamente denunciate dalle organizzazioni e dai comitati che controllano il rispetto dei diritti umani 2, così come i ricorrenti episodi di maltrattamento di giovani migranti ad opera delle autorità locali 3.

La situazione è cambiata molto con lo scoppiare del COVID-19. Durante la fase più acuta della pandemia, le autorità sanitarie e amministrative cercarono di ridurre il sovraffollamento e il rischio di contagio trasformando altri siti in centri di emergenza temporanei: prima un campeggio e poi un’ex base militare 4.
Una volta diventati maggiorenni, i ragazzi e le ragazze perdevano il diritto di rimanere in un centro di residenza per minori e venivano spostati in una struttura di prima accoglienza allestita in emergenza nell’arena cittadina. Anche qui le condizioni di vita sono state fortemente criticate dalle associazioni per i diritti umani 5.

Questa situazione di sovraffollamento e di crisi è cambiata nel corso del 2021. Già nell’estate 2020, infatti, la Suprema Corte di Spagna aveva emesso una sentenza in difesa del diritto alla libertà di movimento in tutto il territorio del Paese per i richiedenti asilo che avevano fatto domanda a Ceuta e Melilla, sentenza che però non è stata realmente applicata fino alla primavera del 2021. Con l’allentamento delle restrizioni alla mobilità legate al COVID-19, i richiedenti asilo iniziarono a poter viaggiare sul territorio della Spagna continentale. In quantità sempre crescente, persone fino ad allora “bloccate” in città – compresi tanti giovani adulti prima alloggiati presso centri per minori – incominciarono a presentare richiesta d’asilo, così da poter lasciare l’enclave ed entrare in Spagna. Nel frattempo, la frontiera col Marocco restava chiusa, limitando così drasticamente la possibilità per i giovani di migrare in città. Così, con le vie di accesso pesantemente ridotte, il numero totale di minori non accompagnati ospitati a Melilla alla fine del 2021 scendeva a 441. Il 17 maggio 2022, la frontiera è stata riaperta, ma solo per i cittadini muniti di passaporto UE e per i marocchini in possesso di un visto Schengen o di un permesso di soggiorno spagnolo. Il numero di minori soli presenti in città si è dunque notevolmente ridotto così come il numero globale di migranti in arrivo.

PH: Antonio Sempere (Ceuta, dicembre 2021)

Ceuta

Come Melilla, anche Ceuta negli ultimi 30 anni ha avuto un ruolo centrale nel panorama migratorio spagnolo che riguarda i minori non accompagnati. Però, a differenza dell’enclave gemella, Ceuta è più integrata nella rete urbana del Marocco settentrionale: è vicina a Tétouan e a Tangeri, e il suo porto forma un triangolo logistico con quelli di Tangeri-Med e Tangeri-Città. Questi tre porti, inoltre, sono un punto di partenza per i minori che tentano di raggiungere la Spagna continentale nascosti sotto i camion. Per gran parte degli ultimi 25 anni, Ceuta ha ospitato solo una struttura di alloggio per minori non accompagnati. Il sistema locale di protezione a loro riservato ha attirato le stesse critiche sollevate per Melilla: servizi di accoglienza insufficienti, testimonianze di violenza nei confronti di minori senza tutela, ripetute inadempienze nel fornire a molti di loro la documentazione necessaria. Come a Melilla, anche a Ceuta è stato documentato un numero considerevole di minori che vivono in strada. Negli ultimi anni, sono state aperte altre strutture di accoglienza, soprattutto a seguito degli incidenti di confine del maggio 2021 (come descritto più avanti).

Lo scenario complessivo dei flussi migratori a Ceuta è completamente cambiato con la chiusura del confine di terra col Marocco nel 2020. Il blocco della circolazione attraverso il confine ha paralizzato non solo attività come il commercio transfrontaliero (porteo in spagnolo), ma ha anche ridotto drasticamente le vie di accesso alla città per i minori migranti. Gli incidenti di confine del maggio 2021 sono stati un’eccezione a questi limiti posti alla mobilità. Fra il 17 e il 18 maggio 2021, più di 9mila persone, compresi 1.500 minori, hanno passato il confine tra il Marocco e l’enclave spagnola. Ciò è stato possibile grazie al forte allentamento dei controlli di frontiera da parte delle autorità marocchine, nell’ambito di un contenzioso diplomatico tra Spagna e Marocco: la Spagna, infatti, aveva deciso di accogliere sul suo territorio, per ragioni umanitarie, Brahim Ghali, capo del Fronte Polisario, per consentirgli di curarsi 6.

Nei giorni e nei mesi successivi all’incidente, la Spagna ha cercato di espellere gli adulti e i minori entrati nel maggio del 2021. In particolare, nell’agosto del 2021, le autorità locali di Ceuta hanno incominciato a trasferire minori verso il Marocco al di fuori di qualsiasi procedura in materia 7, anche se questi rimpatri sono stati ostacolati e bloccati dalla reazione delle organizzazioni per i diritti civili, tramite una serie di azioni legali mirate 8.
Nel 2022, Ceuta è riuscita a negoziare il trasferimento di 60 minori non accompagnati verso altre comunità in terra spagnola e prevede di ridistribuirne altri 30 nel 2023 9.

Come nel caso di Melilla, anche a Ceuta il confine col Marocco è stato riaperto il 17 maggio 2022, ma solo per le persone con passaporto europeo e per i cittadini marocchini con documenti di viaggio e permessi di soggiorno validi nell’area Schengen. I marocchini che abitano nella vicina provincia di Tétouan non possono ancora entrare a Ceuta con il loro passaporto, proprio come prima del marzo 2020. Attualmente non è chiaro quali saranno le conseguenze di questo cambiamento sulla futura mobilità dei minori tra le due enclave. Alla fine del 2021, Ceuta ne registrava 921 non accompagnati e sotto la custodia dello Stato. Dunque, era al quarto posto tra le principali mete di destinazione di questa specifica fascia di migranti, dopo le Isole Canarie, l’Andalusia e la Catalogna.

PH: Antonio Sempere (Ceuta, dicembre 2021)

Isole Canarie

A differenza di Ceuta e Melilla, le Isole Canarie non sono sempre state una zona calda per i flussi migratori. Questo perché l’arcipelago è in realtà molto lontano rispetto alla più vicina costa africana – 100 km a ovest del Sahara Occidentale e 1.000 km a nord del Senegal. La distanza e le forti correnti rendono la traversata particolarmente pericolosa – la “Rotta Atlantica” è il percorso che fa più vittime fra le persone che cercano di raggiungere l’Europa 10. Storicamente, la “Rotta Atlantica” è venuta alla ribalta solo nelle situazioni in cui i controlli di frontiera o circostanze eccezionali impedivano altre vie. È stato il caso del periodo durante la cosiddetta crisi dei cayuco nel 2006, quando l’inasprirsi dei controlli attraverso lo Stretto di Gibilterra ha deviato i flussi migratori verso le Isole Canarie. Solamente nel 2006, sono arrivate, a bordo di barche da pesca (cayucos), oltre 31.000 persone, fra cui 900 minori non accompagnati. Tra il 2006 e il 2009, le autorità locali delle Isole Canarie hanno alloggiato più di 2.700 ragazzi e ragazze nei loro centri di accoglienza 11.

All’epoca, sono state aperte quattro diverse strutture per rispondere all’emergenza e ospitare provvisoriamente i giovani migranti sotto la tutela delle autorità pubbliche. Ma questi centri di grandi dimensioni hanno finito per diventare permanenti. Nel 2007 e poi anche nel 2010, Human Rights Watch ha espresso preoccupazioni riguardo alle condizioni di vita dei minori alloggiati in questi siti. Lo stesso Governo Regionale delle Isole Canarie ha sostenuto la necessità di trasferire i minori non accompagnati presso altre Comunità per far fronte alla carenza dei servizi regionali a protezione dell’infanzia 12. Dall’inizio del 2010, più di 500 giovani migranti sono stati portati in altre Regioni spagnole 13.

In seguito, la Spagna e l’Unione Europea hanno rafforzato le misure di controllo di frontiera che hanno progressivamente chiuso la “Rotta Atlantica”: dal 2010, il numero degli arrivi è calato di 200 persone all’anno e il totale è rimasto sotto le 3.000 persone fino al 2019. L’aumento dei controlli sulla rotta del Mediterraneo Occidentale dal 2018 e la proclamazione dei lockdown all’inizio del 2020, hanno di nuovo deviato i flussi verso l’Atlantico, con oltre 23.000 e 22.500 arrivi nelle Isole Canarie rispettivamente nel 2020 e nel 2021. Tra il 2019 e il 31 maggio 2021, sono arrivati nell’arcipelago più di 3.800 minori non accompagnati 14. A dicembre 2021, le Isole Canarie esercitavano la tutela su 2.399 migranti minorenni. Come nel 2006, le autorità locali avevano molte difficoltà a conciliare i numeri in forte aumento con i limiti delle strutture esistenti, che potevano accogliere solo 600 ragazzi 15.

Sono state seguite due strategie parallele. La prima prevedeva nuove strutture di accoglienza. Il sistema di protezione dell’infanzia nell’arcipelago è stato incrementato con l’apertura di 43 ulteriori siti di emergenza, in aggiunta ai centri già esistenti. Molti alloggi sono stati ricavati riconvertendo ex strutture turistiche. Circa 10 di queste strutture di emergenza erano macro-centri con una capacità ricettiva per 100-200 ragazzi.

Sul secondo fronte, il governo locale delle Isole Canarie ha fatto pressione sulle altre regioni spagnole per attivare un sistema di redistribuzione dei minori non accompagnati. Gli inizi sono stati complessi, perchè era difficile organizzare i trasferimenti a causa della pandemia. Fino a luglio 2021, solo 132 minori erano stati portati e ricollocati sulla terraferma 16. Nel 2022, tuttavia, le Canarie hanno ottenuto via libera al trasferimento di 342 ragazzi, con la previsione di altri 340 nel 2023 17.

L’UNICEF ha puntato il dito sulla carenza di risorse e di un efficace piano di intervento, come elementi che intaccano il rispetto dei diritti dei minori non accompagnati che si trovano nell’arcipelago. Particolare preoccupazione, fra l’altro, è stata espressa in merito alle lungaggini delle procedure per la verifica dell’età, alla presenza di minori in centri riservati agli adulti e al diritto all’istruzione. Recentemente, alcune organizzazioni della società civile hanno suonato l’allarme sulla situazione dei giovani adulti che, diventati maggiorenni, hanno dovuto lasciare il sistema di assistenza all’infanzia per stranieri. Le isole, infatti, offrono ben poche opportunità di essere accolti presso strutture di accompagnamento all’età adulta. Con la maggiore età, molti finiscono in strada 18.

PH: Antonio Sempere (Ceuta, dicembre 2021)

Conclusione

Negli ultimi tre anni, il modello geografico della mobilità minorile al confine ispano-marocchino è profondamente cambiato. Le Isole Canarie e, da maggio 2021, anche Ceuta, sono diventate il punto focale nello schema dei flussi migratori, e le infrastrutture locali non riescono ad accogliere adeguatamente tutti i minori non accompagnati affidati alla tutela delle autorità pubbliche. Motivo di particolare preoccupazione è il fatto che a Ceuta le autorità locali hanno cercato di riportare dei minori in Marocco, al di fuori di qualsiasi procedura in materia, per gestire i numeri in continua crescita. Attualmente non è chiaro in che misura la parziale riapertura delle frontiere di terra tra le due enclave spagnole e il Marocco produrrà una ridefinizione permanente delle strutture di confine. Se ciò avverrà, è probabile che la migrazione minorile verso Ceuta e Melilla sia destinata a diminuire drasticamente nei prossimi anni e che le Isole Canarie rimangano il principale snodo di passaggio verso il confine spagnolo meridionale. In questo caso, sarà necessario discutere seriamente di strutture residenziali per minorenni soli nelle due enclave, che attualmente consistono in macro-centri pensati per grandi numeri. I macro-centri non sono adatti ad assicurare l’assistenza adeguata, e la riduzione degli arrivi non giustificherebbe più la loro esistenza.
Passare ad un modello basato su centri residenziali più piccoli in entrambe le città dovrebbe essere la giusta alternativa da esplorare.

  1. Unwanted sea migrants across the EU border: The Canary Islands’, Vives, Luna, Political Geography, Volume 61, November 2017, Pages 181-192
  2. Callejón sin salida: Abusos cometidos por las autoridades españolas y marroquíes contra niños migrantes’, Human Rights Watch, 2002
  3. De niños en peligro a niños peligrosos: una visión sobre la situación actual de los menores extranjeros no acompañados en Melilla’, Harraga Melilla, 2016
  4. ‘La Ciudad utilizará «la zona de confinamiento» del Fuerte de Rostrogordo para acoger a 20 menores más y llegar a los 200’, COPE Melilla, 28 May 2020
  5. Varias ONG de Melilla denuncian la gestión de la acogida de personas durante el estado de alarma’, Servicio Jesuita a Migrantes, 4 June 2020
  6. Commission, French government hope Morocco will return to being Europe’s border guard’, Statewatch, 20 May 2021
  7. Las repatriaciones del Ministerio del Interior paralizadas por la actuación de las ONGs en favor de la infancia’, Fundacion Raices, 2021
  8. España vulneró los derechos fundamentales de los niños repatriados a marruecos en agosto de 2021“, Fundacion Raices 2022
  9. Acuerdan trasladar a la Península a 400 menores no acompañados de Ceuta y Canarias este año’, RTVC, 27 July 2022
  10. Ruta Canaria’, Caminando Fronteras
  11. Canarias: niños y niñas migrantes en una de las rutas más peligrosas del mundo´, UNICEF España, July 2021
  12. ´España no protege los derechos de los menores extranjeros no acompañados en las Islas Canarias´, July 2007; ‘Emergencia eterna: La institucionalización de menores extranjeros no acompañados en centros de emergencia de las Islas Canarias no tiene fin’, 2010
  13. Emergencia eterna: La institucionalización de menores extranjeros no acompañados en centros de emergencia de las Islas Canarias no tiene fin’, 2010
  14. Canarias: niños y niñas migrantes en una de las rutas más peligrosas del mundo´, UNICEF España, July 2021
  15. Ibidem.
  16. Ibidem.
  17. Acuerdan trasladar a la Península a 400 menores no acompañados de Ceuta y Canarias este año’, RTVC, 27 July 2022
  18. Comunicato in merito alle dichiarazioni di Iratxe Serrano, Direttrice Generale della Protezione dell’Infanzia del Governo delle Canarie”, El Taller La Isleta, 2 febbraio 2023