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Alarme Phone Sahara: continuano le espulsioni di massa dall’Algeria al Niger

Sono almeno 5.012 le persone espulse tra luglio e ottobre

Persone espulse dall'Algeria verso il Niger ad Assamaka, settembre 2023

Alarme Phone Sahara 1, ha pubblicato questo report che potete leggere in francese sul loro sito.

Per un approfondimento sulla situazione in Niger qui l’ultima intervista a Moctar Dan Yayé, attivista di APS.

Dal colpo di Stato del 26 luglio 2023, la popolazione del Niger vive in una situazione di precarietà e incertezza imposta dalle sanzioni e dalle minacce di guerra dell’ECOWAS, e anche i viaggi verso altri Paesi della regione sono stati fortemente limitati. Ciononostante, lo Stato algerino continua a espellere un gran numero di persone verso il Niger e la zona desertica di confine.

Secondo le osservazioni dell’équipe di Alarme Phone Sahara ad Assamaka, al confine tra Niger e Algeria, dal colpo di Stato al 18 ottobre 2023 sono arrivate almeno 5.012 persone espulse dall’Algeria, per la maggior parte cittadini del Niger e di altri Paesi dell’Africa subsahariana. Con queste cifre, il numero di persone espulse dall’Algeria verso il Niger dall’inizio del 2023 sale a 24.698.

Nei mesi di settembre e ottobre, il numero di espulsioni è tornato a crescere in modo massiccio dopo un breve calo nelle settimane successive al putsch in Niger, e si teme che questa tendenza continui in considerazione della situazione politica nei Paesi del Maghreb.

Caccia alle persone migranti, respingimenti di massa e disprezzo dei diritti umani nei Paesi del Nord Africa. Espulsioni fino al Niger

Le espulsioni dall’Algeria al Niger si inseriscono in uno scenario più ampio di caccia ai migranti, espulsioni di massa e violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui atti di uccisione e abbandono di persone a morire, in tutti i Paesi del Nord Africa.

Nel luglio 2023, l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è stata brevemente attirata dalle espulsioni di massa in Tunisia verso il confine libico e algerino, durante le quali è stato dimostrato che diverse persone sono state crudelmente uccise nel deserto mentre morivano di sete.

Questa pratica di respingimento continua ancora oggi, e molte delle persone che si sono trovate bloccate in Niger dopo essere state espulse dall’Algeria, raccontano di essersi già trovate in Tunisia e di essere state respinte da lì verso il confine algerino.

Questo testimonia una catena di respingimenti ed espulsioni contraria ai diritti umani, dalla Tunisia al Niger passando per l’Algeria.

Alcune persone hanno già vissuto un’odissea verso il Marocco o si sono rifugiate in Algeria dopo un periodo di detenzione disumana nei campi di prigionia libici, prima di essere infine espulse verso il confine con il Niger.

Tutte queste pratiche sono ampiamente incoraggiate dall’esternalizzazione del regime di frontiera da parte degli Stati membri dell’UE che, attraverso la cosiddetta riforma RAEC 2, vogliono esternalizzare le procedure di asilo alle loro frontiere esterne e stanno attualmente lavorando, tra l’altro, a un accordo con la Tunisia per respingere i migranti, accordo che vogliono estendere ad altri Stati.

Bloccati in Niger, i migranti si appellano ai loro governi perché li aiutino a partire

Migliaia di migranti e rifugiati sono attualmente bloccati in Niger. Data la situazione attuale, molti di loro non sono in grado di proseguire il viaggio o di tornare nei loro Paesi.

Anche prima del colpo di Stato in Niger, i trasporti di evacuazione dell’OIM da Assamaka erano ancora molto lenti. l’OIM sottolinea che, in seguito alle reazioni al colpo di Stato, sono state chiuse diverse frontiere del Niger con i Paesi limitrofi. Inoltre, l’attuale chiusura dello spazio aereo nigerino, decretata per proteggersi dalla minaccia di un intervento militare da parte dell’ECOWAS, comporta l’impossibilità di evacuare per via aerea le persone che decidono di tornare nel loro Paese d’origine.

Ciò sta creando una situazione estremamente penosa per le persone che sono rimaste bloccate più a lungo nella piccola città di Assamaka, in mezzo al deserto, ma anche ad Arlit, Agadez e in altre località del Niger, dove rifugiati e migranti vivono in condizioni estremamente precarie nei campi dell’OIM e dell’UNHCR, nei ghetti per migranti o addirittura per strada.

In diverse occasioni, migranti e rifugiati, indignati per i ritardi nei rimpatri nei loro Paesi d’origine, hanno reagito con manifestazioni davanti alle sedi dell’OIM, tra cui il 7 agosto ad Assamaka e il 12 settembre 2023 ad Agadez.

Altri hanno lanciato appelli ai governi dei loro Paesi, che documentiamo di seguito:

Giovani migranti camerunesi espulsi (Assamaka, 14.09.2023)

“Siamo giovani camerunesi, migranti. La maggior parte di noi è partita dalla Tunisia, altri dall’Algeria, altri ancora dal Marocco, dove stavano cercando di passare in Tunisia. (…) Ma siamo stati respinti. E dopo essere stati respinti, siamo finiti qui, in un centro per migranti provenienti dal Niger, nella città di Assamaka. In questo momento è insopportabile perché fa molto caldo. Siamo consapevoli che le persone che ci accolgono nel centro stanno facendo del loro meglio, ma questo video è un grido di allarme alle nostre autorità, in particolare al Presidente della Repubblica del Camerun, per fargli capire che lo stiamo pregando, sperando davvero che questo video arrivi sano e salvo.

Siamo quasi 90 camerunesi. Il nostro obiettivo principale è tornare a casa, soprattutto vista l’attuale instabilità del Niger. Abbiamo paura che le cose prendano fuoco e che non riusciremo a tornare indietro, perché ci hanno detto che le rotte terrestri e aeree sono bloccate.

Quindi questo video è proprio per rivolgerci alle nostre autorità. Al Ministero degli Affari Esteri (…). Ci rivolgiamo a questo ufficio e anche al Presidente della Repubblica, Paul Biya. Gli chiediamo di trovare i canali necessari per mandare un aereo a prenderci qui. In modo da poter essere trasportati ad Arlit, visto che lì c’è un aeroporto.

(…) Non abbiamo nulla contro il Niger, è un Paese di amici e fratelli. E per noi la cosa più importante è proprio trovare i canali necessari per tornare indietro (…)”.

In considerazione della precaria situazione delle persone bloccate in Niger, Alarme Phone Sahara chiede:

  • Fermare immediatamente i respingimenti e le espulsioni di massa, la caccia ai migranti e ogni tipo di violazione dei diritti umani nella regione del Sahel-Sahara!
  • Arresto immediato di tutte le espulsioni dall’Algeria e da altri Paesi verso il Niger!
  • L’aiuto umanitario, la sistemazione e l’assistenza ai migranti e ai rifugiati in Niger devono essere garantiti e non sospesi a causa delle sanzioni contro il Niger!
  • Oltre all’iniziativa dell’OIM per un corridoio umanitario per il ritorno dei migranti nei loro Paesi d’origine, Alarme Phone Sahara chiede anche programmi di evacuazione e reinsediamento delle persone bloccate in Niger in altri Paesi!
  • Una soluzione di pace per il Niger e i Paesi limitrofi, che ripristini anche la libertà di movimento nella regione sahelo-sahariana e crei vie di fuga e di viaggio sicure!
  • No alle sanzioni e alle minacce di guerra contro il Niger! Servono invece soluzioni che garantiscano il diritto del popolo nigerino a gestire il proprio futuro socio-politico!
  1. Negli ultimi anni, l’organizzazione Alarme Phone Sahara, che ha sede ad Agadez, in Niger, ha avuto un ruolo centrale nel fornire supporto concreto alle persone in movimento attraverso il deserto, cercando al contempo di dare risonanza ad un fenomeno troppo spesso ignorato nella narrazione delle migrazioni: la trasformazione della rotta trans-sahariana, un tempo sicura, in una delle più pericolose al mondo, a causa delle politiche migratorie repressive adottate su impulso dell’Unione Europea
  2. Règles de l’UE en matière d’asile et de migration