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Senegal. Un’altra strage in mare sulla “rotta delle Canarie”

Caminando Fronteras: «Negli ultimi cinque anni hanno perso la vita su questa rotta 7.692 persone»

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Nonostante i due tentativi falliti, B. Diagne, trentenne senegalese originario del Baol, promette di imbarcarsi di nuovo su una piroga, se si presenterà l’occasione, il prima possibile.

E’ uno dei sopravvissuti di quella che potrebbe essere una nuova terribile strage sulla cosiddetta “rotta delle Canarie” che dall’Africa occidentale va verso le isole spagnole, quindi in Europa. Da ormai diversi anni è da considerare una delle “rotte” più letali al mondo.

Via JeuneAfrique

Nella sua testimonianza, raccolta da Seneweb, Diagne racconta di quei tre terribili giorni sulla piroga e spiega che ha corso questo pericolo, rischiando la vita, per provvedere ai suoi genitori “perché lo Stato non ha una buona politica giovanile. Non si può rimanere in un paese che non offre nessuna garanzia ai giovani”.

La testimonianza di B. Diagne (wolof)

Nella notte tra lunedì 6 e martedì 7 novembre, un’imbarcazione partita da Bargny (a 30 chilometri da Dakar) con a bordo più di 280 persone migranti (sul numero esatto delle persone alcuni fonti parlano di 250 altre di 280) è stata localizzata vicino alla spiaggia di Gadaye (Guédiawaye). La piroga si è poi capovolta e arenata sulla spiaggia.

Se queste presenze fossero confermate, il numero di persone che risultano disperse dall’imbarcazione sembra essere molto alto. In una prima e unica nota informativa diffusa il 7 novembre, la Marina senegalese ha parlato di 6 persone tratte in salvo, 2 morti e 87 sopravvissuti. Questo porta il numero totale dei dispersi ad almeno 161.  

A bordo fonti locali riferiscono della presenza di guineani, maliani e alcuni senegalesi.

Un reportage di DakarActu TV (wolof)

Secondo le autorità spagnole, dal gennaio 2023 sono arrivati nell’arcipelago delle Canarie più di 23.000 persone migranti, con un aumento di quasi l’80% rispetto allo stesso periodo del 2022, la maggior parte provenienti dal Senegal. 

«Nel 2021 e nel 2022, la rotta delle Isole Canarie è stata la più letale in Spagna», scrivono i curatori del rapporto «Violazioni dei diritti umani alla frontiera meridionale dello Stato spagnolo 2021-2022 – Razzismo istituzionale, frontiere e politiche migratorie» 1 pubblicato da Irídia e Novact con la collaborazione di più di una decina di organizzazioni. Nel rapporto vengono presentate le principali violazioni dei diritti delle persone migranti che sono entrate nel confine meridionale spagnolo con particolare attenzione a Ceuta, Melilla, Isole Canarie, Isole Baleari, Andalusia e Murcia, così come il Marocco.

«In un contesto globale di aumento della violenza e delle violazioni dei diritti umani alle frontiere e nella governance delle migrazioni» – spiegano le organizzazioni – «la frontiera meridionale spagnola si configura come spazio di violazione dei diritti, eccezionalità giuridica e impunità».

L’”informe” si basa su un monitoraggio delle violazioni dei diritti umani effettuato attraverso la messa in rete di diverse organizzazioni sul campo. Queste violazioni dei diritti sono il frutto della mancanza di canali legali e sicuri di ingresso in Europa, causata dall’impossibilità di chiedere asilo ai posti di frontiera o di ottenere visti nei Paesi di origine. Ciò induce le persone a spostarsi lungo pericolose (e mortali) rotte marittime o a percorrere lunghi itinerari attraverso diversi Paesi.

Secondo un rapporto di Caminando Fronteras, negli ultimi cinque anni hanno perso la vita su questa rotta 7.692 persone. Nel primo semestre del 2023 l’organizzazione ha registrato 28 tragedie che hanno provocato la morte o la sparizione di 778 persone.

«Ci parlano di centinaia di morti», dichiara a DakarActu Khalifa Ababacar Ndour, infermiere di formazione, padre di due giovani donne morte al largo della Mauritania, «ma dobbiamo aspettare l’identificazione dei corpi per sapere chi è morto, chi è scomparso e chi è sopravvissuto». «Ho ricevuto un video» – continua il padre sconvolto – «ho riconosciuto i corpi delle mie due figlie. Sono morte e sono state sepolte nell’anonimato, sono state sepolte sul posto dopo essere state identificate».

Le famiglie sono state informate dalle foto scattate dai sopravvissuti che sono poi diventate virali sui social network. Chiedono al governo di aiutarle a identificare i morti. Chiedono inoltre ai giovani di evitare di andare in mare in questo periodo, perché “il mare è impraticabile“.

  1. Scarica il rapporto disponibile in catalano, spagnolo e inglese

Redazione

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