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PH: Tanimar
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«Crocevia Mediterraneo»: il libro

Il volume edito da Elèuthera è stato curato da Jacopo Anderlini e Enrico Fravega

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di Carlotta Zaccarelli 1

Un gruppo di ricercatrici e ricercatori delle università di Genova e Parma, dal 26 settembre all’11 ottobre 2022, ha attraversato il Mediterraneo centrale facendo tappa nei principali snodi della mobilità migrante e del controllo confinario europeo: Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Gozo e Malta. Il diario di bordo multimediale di questa ricerca è stato pubblicato su Melting Pot e narrato in un podcast.
Nel maggio del 2023 è uscito un volume 2 dell’Equipaggio della Tanimar a cura di Jacopo Anderlini 3 e Enrico Fravega 4 (Elèuthera, maggio 2023) 5.

Ad un anno da quel viaggio l’equipaggio ha ripreso nuovamente il mare alla volta della Tunisia per toccare gli snodi della mobilità intercettata e ristretta, per rimettere al centro del loro lavoro di indagine il vasto spazio sociale che chiamiamo Mediterraneo.

Crocevia Mediterraneo è il diario di un viaggio materiale e intellettuale a bordo di uno yatch oceanico chiamato Tanimar

L’equipaggio è composto da quindici ricercatrici e ricercatori delle Università di Genova e Parma, impegnatu a studiare il viaggio migratorio delle persone che si spostano dalle coste africane verso le europee e i dispositivi confinatori che i Governi europei usano per controllare respingere nascondere quelle persone.

Il viaggio dell’equipaggio della Tanimar dura 2 settimane, tra 26 settembre e 11 ottobre 2022. Le tappe sono i principali snodi della mobilità migrante e del controllo confinario europeo: Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Malta. Il tempo è buono e la navigazione procede sostanzialmente come previsto. L’imprevisto si concentra tutto negli incontri. Parlare della migrazione è l’inizio di lunghi discorsi sulla turismo di massa che infesta e deteriora le tradizionali attività isolane; sull’allevamento di tonni in acque aperte, la sua ferocia ecologica e lo sfruttamento degli operai; sulla presenza oppressiva e insufficiente dello Stato che costruisce strutture detentive ma non infrastrutture portuali; sulla mancata continuità didattica nei territori di confine; sul complesso rapporto tra pescatori mazaresi, lampedusani e tunisi. Sono argomenti necessari alla ricerca sulla migrazione, perché restituiscono la condizione dell’ambiente nel quale succede la migrazione: il mare e le sue sponde. 

Ed è proprio dal mare che ha inizio e fine il viaggio intellettuale dell’equipaggio della Tanimar. Il punto di vista scelto da queste ricercatrici e ricercatori è ribaltato: anziché da terra, osservano dal mare. E non solo perché quello che studiano ha luogo in mare, ma anche perché adottare la prospettiva marittima consente loro di dare un significato più preciso a quello che accade sul Mediterraneo. La fluidità dell’acqua, che è capacità di adattamento e imposizione di una resistenza, descrive sia la necessità di adeguamento dei migranti, della società civile che li vuole accogliere e della burocrazia che applica disposizioni governative sempre nuove sia l’opposizione dei migranti alla propria esclusione invalidante nel territorio in cui arrivano, della società civile all’estraneo che arriva, delle autorità a gestire il processo migratorio in forme più accoglienti. 

In quest’ottica, Crocevia Mediterraneo è un esperimento di seawork

Sostituire la rigidità delle pratiche di terra con l’elasticità delle pratiche in mare è un’operazione che coinvolge il modo di fare ricerca anche in senso pratico. Lo spazio ristretto della Tanimar obbliga alla condivisione, sfumando le individualità accademiche. Le osservazioni sono dette ad alta voce, raccontate alle altre e agli altri che ascoltano, aggiungono, precisano, in una pratica collettiva insolita per la ricerca etnografica. L’analisi delle parole sentite e dei luoghi visti diventa circolare: le ricercatrici e i ricercatori della Tanimar diventano una ciurma accademica. Escono dal singolare e diventano plurale, per cui è loro possibile dirsi “equipaggio della Tanimar”.

E alla fine del viaggio cosa rimane? (Ri)Emerge, chiara, una consapevolezza. Il Mediterraneo è un mare e fa il mare: esiste in quanto massa d’acqua che risponde a stimoli circostanti senza una precisa volontà costruttiva o distruttiva. Ciò significa, ad esempio, che il Mediterraneo non annega e non fa naufragare: il Mediterraneo ha onde che, in condizioni avverse, crescono. La mancanza di adeguati sistemi di prevenzione e soccorso è ciò che lascia naufragare le navi e i loro passeggeri annegare. Il Mediterraneo non uccide il pesce che lo abita: è in grado preservarlo e favorirne la vita. La mancanza di sistemi politici di tutela e controllo è ciò che impoverisce il mare e chi vive del mare. 

In Crocevia Mediterraneo diventa ancora più comprovato che la responsabilità di quanto avviene nel e attorno al Mediterraneo è dei dispositivi confinatori dei Governi europei impegnati a perseguire necropolitiche, ossia (seguendo Achille Mbembe) politiche orientate a far morire oppure a esporre alla morte una parte della popolazione. Precisazione: una parte della popolazione anche europea e non solo migrante e interi ecosistemi marini e marittimi. 

  1. Dopo la laurea in Scienze storiche, ho conseguito un Master in Conflict Management and Humanitarian Action. Scrivo per alcune testate online di diritti umani e minoranze
  2. Leggi l’introduzione
  3. Jacopo Anderlini (PhD) è assegnista di ricerca in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università di Parma. Da anni studia le trasformazioni del regime confinario europeo nel Mediterraneo e alle frontiere interne. In particolare si occupa di border studies, refugee studies e teoria critica sulle tecnologie. È co-curatore di «Borderland Italia. Regime di frontiera e autonomia delle migrazioni» (DeriveApprodi, 2022)
  4. Enrico Fravega (PhD) è assegnista di ricerca e docente a contratto di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università di Genova. Nel suo lavoro di ricerca ha esplorato i nessi tra migrazioni, condizioni abitative e temporalità. Di recente ha pubblicato «L’abitare migrante. Racconti di vita e percorsi abitativi di migranti in Italia» (Meltemi, 2022)
  5. Nel volume troverete i saggi di Guglielmo Agolino, Jacopo Anderlini, Davide Cangelosi, Arianna Colombo, Luca Daminelli, Emanuela Fracassi, Enrico Fravega, Luca Giliberti, Francesca Goletti, Daniela Leonardi, Antonino Milotta, Luca Queirolo Palmas, Vincenza Pellegrino, Filippo Torre, Veronica Valenti