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Manifestazione in piazza Duomo dell'Assemblea Antirazzista Trento
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«Non vogliamo altre morti o persone lasciate sole e marginalizzate»

Un appello dell’Assemblea Antirazzista Trento, mentre scatta la denuncia per omicidio colposo per la mancata accoglienza di Abdeljalil Bendaoud

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L’Assemblea Antirazzista Trento è tornata a chiedere soluzioni immediate e concrete per le persone richiedenti asilo illegittimamente escluse dalle misure di accoglienza provinciali. «In questi mesi – scrivono lə attivistə – abbiamo incontrato, sia al dormitorio allestito presso la palestra delle ex scuole Bellesini, che in altri contesti come la scuola di italiano Libera La Parola del Centro Sociale Bruno, numerosi richiedenti asilo che si trovano costretti a dormire per lunghi periodi in strada».
Come, infatti, succede in altre parti d’Italia i richiedenti asilo che arrivano autonomamente nel territorio, pur portatori del diritto previsto dalla normativa italiana ed europea di avere accesso alle misure di accoglienza se in stato di indigenza, vengono lasciati dalle istituzioni per svariati mesi in strada. A dicembre, l’Assemblea Antirazzista aveva sostenuto le mobilitazioni di un gruppo di loro che dopo essere stati ospitati in via temporanea in un dormitorio emergenziale del comune di Trento, si erano visti in pieno inverno nuovamente abbandonati.

L’Assemblea spiega in un testo la situazione di problematicità e vulnerabilità crescenti, che colpisce sia lo stato di salute fisico che psicologico dei richiedenti asilo. Tra le patologie riscontrate, certificate dal personale sanitario del Pronto soccorso oppure dai medici volontari del GRIS, si è registrato perfino un caso di episodio sincopale dovuto al freddo con la persona in questione trovata incosciente all’esterno di un edificio. Ad un’altra persona sono state riscontrate difficoltà respiratorie e bruciore epigastrico, ad altre due forti dolori articolari, sempre dovuti al freddo. Ma la mancata accoglienza non permette nemmeno la cura dell’igiene e costringe le persone a dormire in luoghi insalubri e spesso in presenza di topi. Diversi sono i casi registrati di malattie della pelle dovute a mancanza di accesso a docce e lavanderia. Nella lista consegnata dai volontari alle istituzioni si legge di casi di ulcera ad una gamba a seguito di una ferita⁠ ⁠non trattata adeguatamente o di situazioni che necessitano di sistemazioni adeguate dove poter svolgere cure riabilitative (una persona con placca al femore e gomito deformato a seguito di trauma; un caso di malattia ereditaria dei globuli rossi; una persona con il naso fratturato; ⁠una persona a rischio cecità a causa di glaucoma e cataratta; tre casi di emorroidi; tre casi di carie profonde, una persona con disturbi al sistema urinario).

«È evidente – sottolineano lə solidalə – che buona parte di questi referti siano diretta conseguenza delle politiche di negazione dell’accoglienza della Giunta Fugatti; in altri casi sono il risultato della mancanza di servizi per persone senza fissa dimora (lavoratori e non) e dell’ingiustizia sociale che imperversa in Trentino. Questa mancanza di servizi essenziali consegna le persone a situazioni di forte disagio, che possono provocare eventi traumatici e uno stato di abbandono e disperazione soprattutto tra i soggetti più fragili, proprio coloro che in primis dovrebbero essere accolti».

Le richieste alle istituzioni

L’Assemblea Antirazzista nel mentre in cui la città di Trento è diventata capitale europea e nazionale del volontariato, con la cerimonia il 3 febbraio alla presenza del Presidente Mattarella, mette in evidenza come il volontariato non possa supplire alle mancanze istituzionali. In particolare, punta l’attenzione su quanto è avvenuto nel sistema di accoglienza provinciale. «I tagli hanno ridotto drasticamente i servizi di inclusione sociale, al punto tale che gli enti gestori sono impossibilitati ad assumere un numero congruo di personale e chiedono alla rete solidale aiuto nei compiti ai minori e negli accompagnamenti in questura oppure a visite mediche».

«Ricordiamo – prosegue l’analisi dellə attivistə- che sulle migrazioni e quindi sull’accoglienza, in fin dei conti, si sperimentano politiche e gerarchie sociali che poi saranno estese all’intera società. Lo stato di abbandono istituzionale in cui versa l’accoglienza trentina è rivendicato come un successo politico. Facciamo però notare che, sottotraccia e senza tanto clamore, questo modus operandi si sta progressivamente allargando ad altri servizi essenziali e pertanto il tema della direzione intrapresa dalle politiche di welfare dovrebbe interessare l’intera società trentina. È fuorviante credere che nel welfare esistano vasi comunicanti: togliere risorse ed opportunità a qualcuno, non migliorerà i servizi e la vita ad altri».

Per questo, nei giorni in cui stanno chiudendo i dormitori dedicati all’emergenza freddo, sono tornatə nuovamente a chiedere alle istituzioni soluzioni concrete ed immediate quali «il ripristino della corretta procedura di accoglienza delle istanze di asilo da parte delle istituzioni preposte senza addurre una pretestuosa quota prefissata, non prevista dalla legge; l’individuazione di una dignitosa situazione abitativa per tutti i richiedenti asilo fuori accoglienza che non può più essere la Residenza Fersina, già in difficoltà per ragioni di sovraffollamento; il ritorno, quindi, ad un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio provinciale, lavorando in sinergia con le comunità locali così come è avvenuto per l’accoglienza delle persone ucraine; la realizzazione di un ostello pubblico per lavoratori e lavoratrici privi di alloggio: una struttura indipendente a cui si possa accedere pagando, ad un costo sostenibile, per i propri pernottamenti e non una struttura legata al datore di lavoro, prospettiva che, invece, creerebbe una situazione di totale dipendenza da quest’ultimo».

«Non vogliamo altre morti o altre persone lasciate sole e marginalizzate!»

C’è infine un’importante novità nel caso di Abdeljalil Bendaoud, il ragazzo morto di freddo in un vagone allo scalo merci di Verona lo scorso 10 dicembre. E’ infatti emerso che il 27enne marocchino a marzo 2023 aveva manifestato la volontà di presentare domanda di protezione internazionale in Questura a Trento, ma non disponendo di una dichiarazione di ospitalità si era visto respingere in modo del tutto illegittimo la sua richiesta. Era stato anche inserito nelle liste d’attesa per fare ingresso nel sistema di accoglienza, tuttavia non era mai stato contattato.

L’associazione Melting Pot, seguita dall’avvocato Giovanni Guarini di Rovereto, ha per questi motivi presentato alla Procura di Verona una denuncia a carico di ignoti per omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo (o in alternativa per il reato di morte come conseguenza di altro delitto). Secondo l’associazione che supporta l’Assemblea Antirazzista nella richiesta di giustizia, se non fosse rimasto escluso dal sistema d’accoglienza non sarebbe morto. L’esposto chiede quindi di indagare per quale ragione non sia stato accolto nonostante in Trentino ci fossero dei posti liberi e chiede il sequestro probatorio di tutti gli atti in possesso della Questura di Trento, in quanto non esiste alcuna norma che preveda la necessità di disporre di un domicilio per richiedere la protezione internazionale.

Redazione

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