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Niger: respingimenti e misure contenitive in piena crisi Covid-19

Alarme Phone Sahara, 15 aprile 2020

Photo credit: InfoMigrants

I migranti sono stati arrestati al confine tra Niger e Libia e riportati ad Agadez

Il 2 aprile, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha riportato che oltre 250 migranti sono stati abbandonati dai loro trafficanti nel mezzo del deserto al confine tra Niger e Libia. Secondo l’OIM, dopo aver fornito loro cibo e acqua, i migranti sono stati trasferiti all’interno di uno stadio di calcio di Agadez per un periodo di quarantena di 14 giorni, mentre il virus Corona si diffondeva in Niger.

I migranti “abbandonati dai loro trafficanti” secondo l’OIM, ma intercettati dalle forze di sicurezza secondo gli informatori di Alarme Phone Sahara

I rapporti degli informatori di Alarme Phone Sahara mostrano in qualche modo un quadro diverso rispetto a ciò che sta realmente accadendo nell’area di confine: secondo loro, i migranti stavano per arrivare in Libia, ma i servizi di sicurezza hanno negato loro l’accesso al territorio libico a causa della misure sanitarie in atto per contrastare l’epidemia di Coronavirus.

Tornati in Niger, avevano tentato di tornare in Libia, ma le forze di sicurezza del Niger li avevano intercettati e riportati a Dirkou, dipartimento di Bilma. I veicoli che trasportavano i migranti sono poi stati fermati alla stazione di polizia di Dirkou e gli 11 conducenti sono finiti sotto arresto per un periodo di tempo sconosciuto.

È stato confermato che i passeggeri sono stati trasferiti ad Agadez, ma le condizioni in cui sono stati trasportati e sistemati da allora rimangono ancora da chiarire.
In ogni caso, sorge qualche domanda sul perché l’OIM, nel suo resoconto degli eventi, continui ad incolpare i trafficanti per aver abbandonato i migranti nel deserto, quando secondo i rapporti degli informatori di Alarme Phone Sahara, sono stati invece arrestati dalle forze di sicurezza e riportati indietro con la forza. E ancora, in che misura questa storia dell’IOM andrebbe ad inserirsi all’interno di un’agenda politica che cerca di criminalizzare la cosiddetta migrazione “irregolare” anzichè difendere i diritti dei migranti?

Fuga di migranti dallo stadio di calcio di Agadez

Secondo Aïr Info Agadez, il 10 aprile 2020, 43 dei 250 migranti confinati da una settimana all’interno dello stadio regionale Sidi Mohamed di Agadez sono riusciti a fuggire. Erano tra le persone espulse dal confine libico all’inizio di Aprile, prima di essere trasportate a Dirkou e poi ad Agadez dall’IOM.
Restano da definire i motivi concreti per cui i migranti abbiano deciso di fuggire.

Tuttavia, la sparizione di 43 individui dà tutta l’impressione che il confinamento nello stadio di Agadez si stia svolgendo in condizioni poco chiare e in mancato rispetto dei loro diritti. Anche se una misura di quarantena potrebbe essere necessaria in caso di una minaccia pandemica, tali misure dovrebbero comunque essere attuate in modo rispettoso, trasparente, comprensibile e in cooperazione con le persone interessate, e non a loro discapito. Altrimenti, come dimostra questa perdita, aumenta solo il rischio che le misure necessarie per prevenire la diffusione di Covid-19 falliscano a causa della mancanza di coinvolgimento delle persone interessate.

I migranti tornati dall’Algeria, dopo essere stati confinati ad Assamaka, soffrono ora a causa di prospettive incerte.

Gli informatori di Alarme Phone Sahara hanno riferito che dal 19 marzo 2020, almeno 667 migranti espulsi dall’Algeria sono stati bloccati ad Assamaka ed isolati nell’hangar IOM, dove hanno dovuto trascorrere una quarantena di due settimane sulla base delle normative atte ad impedire la diffusione del Coronavirus.

Il 19 Marzo, al loro arrivo i deportati, come solito in questi casi, sono stati fatti scendere al “punto zero” nel deserto al confine tra Algeria e Nigeria, per arrivare poi a piedi fino ad Assamaka.

Secondo le cifre a nostra disposizione, il convoglio di espulsione comprendeva 291 cittadini del Niger, 24 camerunensi, 27 ivoriani, 140 maliani, 19 nigeriani, 101 cittadini della Guinea-Conakry, 13 della Sierra Leone, 17 gambiani, 11 senegalesi, 3 togolesi, 5 sudanesi, 2 liberiani, 4 ghanesi, 5 beninesi e 5 burkinabè. A parte i cittadini del Niger, quelli del Mali e della Guinea-Conakry costituiscono di gran lunga i due più grandi gruppi di persone deportate, tendenza che è stata osservata già da tempo nelle deportazioni dall’Algeria.

Secondo le informazioni disponibili ad oggi, in seguito alle due settimane quarantena, i deportati sono sati portati ad Arlit e Agadez dall’IOM.

Ciò che resta ancora da chiarire: in quale tipo di alloggio sono state accolte le persone deportate, quali le condizioni in cui vivono attualmente, quali le loro condizioni di salute, se siano o meno protetti contro ai rischi del Covid-19 e fino a che punto vengano o meno rispettati i loro diritti.

Galius Moumouni Efouad, un ghanese facente originariamente parte del gruppo di persone espulse dall’Algeria e confinato ad Assamaka, che si trova ora al centro di transito IOM di Arlit, nella sua testimonianza davanti Tcherno Abarchi, informatore di Alarme Phone Sahara, ha sottolineato:

Non abbiamo più nulla di nostro, tutti noi stiamo soffrendo. Non sappiamo più cosa fare. Abbiamo bisogno di sostegno ovunque andremo d’ora in poi, ci hanno portato via tutti i nostri soldi, tutto ciò che avevamo. Ci rubano tutto in Algeria, specialmente la polizia“.

Per Alarme Phone Sahara e per tutti coloro che difendono i diritti dei migranti e dei diritti umani e sociali nei paesi sahelo-sahariani, la situazione attuale pone nuove sfide a tutti i livelli: in che modo vengono rispettati o violati i diritti dei migranti e dei rifugiati di fronte la crisi sanitaria provocata dall’epidemia di Coronavirus?

Esiste un qualche tipo di protezione efficace contro la diffusione del Coronavirus per i rifugiati e i migranti che si ritrovano intrappolati nei campi della IOM e dell’UNHCR e nei centri di transito?

A lungo termine, cosa significa l’attuale rafforzamento delle chiusure delle frontiere tra gli stati africani a seguito della crisi Coronavirus per la lotta per il diritto alla libera circolazione?

E quali saranno le conseguenze nel caso in cui il Coronavirus si diffondesse su larga scala in Niger e in altri paesi del Sahel – paesi in cui la situazione socio-economica della popolazione è già precaria e i sistemi di sanità pubblica sono già fragili, insufficienti e mal equipaggiati?