Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Arrestate i colpevoli. Colpevoli di morire così.

Naufragi nascosti e retoriche bugiarde, mentre dall'acqua riemergono decine di cadaveri.

Muoiono egiziani nelle acque della Libia. Muoiono somali nelle acque maltesi. Eritrei vengono uccisi perché deportati nel loro paese da egiziani cui avevano chiesto asilo. Tunisini vengono rimandati dall’Italia in Tunisia e vanno incontro alla tortura. Alcuni bambini se li porta via il mare che avrebbe dovuto condurli in una terra di sogni.

Solitamente, se qualcuno viene ucciso qualcun altro è chiamato a risponderne. Ma non in questi casi.
Nessuno sembra avere colpa. Nessuno ha responsabilità. Solo le onde, forse, e magari anche un po’ chi ci è finito dentro perché non doveva neppure provarci a partire.

Qualcuno dice che siano così tanti perché sanno che a breve chi arriverà in questo modo sarà considerato per statuto un criminale. Quindi, dicono che è una corsa a raggiungere tutti adesso l’Italia prima che entrino in vigore quelle salvifiche leggi che raccontano di una pena commisurata non al reato ma al colore della pelle o all’origine etnica e nazionale.
Di fronte a simili affermazioni verrebbe quasi da ridere se tutto non fosse così drammatico.
Restano davanti agli occhi i corpi gonfi d’acqua di chi non si è fermato neppure di fronte alla morte, di chi ha preferito rischiarla, la morte, o farla rischiare ai propri bambini, pur di potere scegliere dove e come vivere. E si ha comunque il coraggio di dire che sì, certamente, la minaccia di qualche anno di galera arresterà il corso della storia.

Non c’è nulla da vincere e tantissimo da perdere. Nessuno fermerà la terra che si muove.
È così da sempre e ancor di più oggi in un mondo in cui ogni cosa circola e ogni cosa deve circolare.
Il problema è il controllo. Come le merci e i capitali (che anch’essi a volte si ribellano e rivendicano la propria libertà), si vorrebbero controllare e dirigere anche i desideri e l’energia delle persone. Condizionare la loro mobilità (arrestarla non conviene a nessuno) per metterla a valore e dominarla secondo criterio.
Sembrerebbero quasi i deliri totalitari di un fanatico d’altri tempi. Ed è già dimostrato che non è possibile che vada così.
Si tratta solo di stare a guardare quante vite umane si perderanno ancora, quanti cadaveri riaffioreranno dall’acqua, quante donne verranno stuprate e lasciate a morire nel deserto, prima di fermarsi, di arrendersi all’evidenza di un mondo che cambia inseguendo almeno il fantasma di una giustizia possibile nella redistribuzione delle risorse e nel risarcimento di ciò che è stato rubato.

Ma non fermarsi fa troppo comodo. Troppi sono gli usi strumentali che è possibile fare di questi corpi e di queste frontiere.
Senza dire che si tratta di poche migliaia di persone ogni anno, infinitamente meno di quelle calcolate nel decreto flussi o la cui posizione verrà probabilmente sanata a breve (soprattutto se sono badanti perché anche i politici della Lega hanno i loro genitori e i loro nonni). Pochissime persone, tra le quali moltissime avrebbero diritto all’asilo politico, elette e spesso sacrificate, come simbolo di paure sempre evocate e sfuggenti, irrazionali e irrazionalmente affrontate.

Vogliamo l’esercito nelle nostre città, vogliamo i Cpt che detengano per un anno e mezzo, vogliamo i bambini detenuti nei Cpt per un anno e mezzo, vogliamo fondare su questo la nostra idea di Europa dopo avere scoperto di essere incapaci di trovare un’identità comune costruita sui diritti e sulle libertà.

Vogliamo fare affari con i dittatori e i torturatori, giocare al gioco della diplomazia e della trattativa con Gheddafi: tanto, di corpi vivi da usare come moneta di scambio ce ne saranno sempre abbastanza per non rimanere fermi nenanche un giro.

Ma non c’è nulla da vincere e tantissimo da perdere. E non si può arrestare la terra che si muove. È per nascondere questa consapevolezza che neppure si rimane in silenzio di fronte alla morte dei bambini, mentre si continua a circondare tutti quei cadaveri di tanto ipocrita e irrispettoso rumore?

di Alessandra Sciurba

vedi anche:

Malta e tragedie nel mare – Nessuna pietà, neanche per i bambini
Decisioni di rimpatrio e ricorso alla tortura
Le condizioni dei migranti in Libia
Naufragi e reati. Sarebbero loro i nuovi criminali?
Fortress Europe – Pubblicato il rapporto di maggio