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Il caso CPT di Gradisca arriva in Parlamento

Intervista a Luana Zanella, deputata dei Verdi

Siamo al telefono con Luana Zanella, deputata dei Verdi, per parlare dell’interrogazione parlamentare presentata in questi giorni rispetto alla questione dei Cpt di Gradisca d’Isonzo.

R: L’interrogazione riprende i contenuti che sono stati bene delineati dall’interpellanza del consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz all’amministrazione regionale e naturalmente si rivolge al governo per chiedere se corrispondono al vero le notizie relative alla spesa molto consistente che sarebbe già stata effettuata, e al fatto che non sono state seguite le procedure indispensabili per realizzare un progetto come quello del Cpt previsto nel comune di Gradisca.
Ora io chiedo al ministro, se sono vere, come sono vere, le cose che descrivo in maniera dettagliata nell’interrogazione e cioè che non sono state rispettate le procedure, che gli enti locali, il comune, la provincia e la regione non hanno dato il parere favorevole all’insediamento di questa struttura, se la commissione e il comitato tecnico che doveva valutare il progetto non è stato integrato della componente della regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia come prevede la normativa, se tutto quanto detto è vero, allora il Governo non potrebbe continuare a insistere in un’opera che ha tutti i profili d’illegittimità ma anche incostituzionalità. Dal punto di vista procedurale non è stata rispettata la volontà espressa dagli enti locali. Visto che si tratta di una regione a statuto speciale, la competenza e le scelte sono in capo alla regione; anche se si tratta di un’opera normata da una legislazione speciale, comunque ci deve essere l’accordo della regione. Naturalmente questo è un aspetto importantissimo, però dal nostro punto di vista l’incostituzionalità non sta in capo a questa opera così illegittimamente costituita e poi all’iter procedurale portata avanti ma sta nella stesso istituto Cpt che si colloca come un vero e proprio carcere dove la libertà è limitata per cittadini che non sono stati sottoposti a giudizio e quindi non sono stati dichiarati colpevoli di qualcosa. Sono cittadini irregolari dal punto di vista amministrativo, dopo di che, se fosse applicata la normativa e la legge costituzionale, dovrebbero avere una sanzione di tipo amministrativo. E’ proprio sulla questione di fondo che vorrei che gli enti locali si esprimessero.
Non è che si tratti di rifiutare quest’opera solo perché non è stata eseguita correttamente la procedura, ma anche dove fosse stata seguita la legge, la normativa, le regole urbanistiche e edilizie locali, comunque bisognerebbe ripensare a questo che sarà un progetto e un tema di scontro in Parlamento e nella società perché è una questione di frontiera, del terzo millennio, e riguarda la questione di cosa significa essere cittadini in questo mondo, di quali sono i diritti umani fondamentali che vanno rispettati da tutti e ovunque, soprattutto negli stati che non solo si definiscono democratici, ma si pongono anche l’obiettivo di esportare questa democrazia.

D: Sei stata molto chiara sulla questione dell’incostitizionalità di questi centri.
R: Sì, siamo così abituati a parlare e sentire del senso comune che viene molto bene indottrinato dai mass media, a parlare di clandestinità e altro come se essere clandestino o irregolare fosse un reato paragonabile al rubare o far del male agli altri mentre si tratta di persone a cui la legge conferisce lo status di clandestinità, ma ho visto nei Cpt che ho visitato condizioni disumane. Certo, le persone sono alimentate ma non è possibile che, solo perché fuori dalle norme, siano incarcerati come detenuti colpevoli di reati gravi. Non solo, sono tenuti lì anche persone che hanno scontato una pena fino a che le ambasciate non hanno inviato tutte le carte e l’identità sia definita a fondo come se negli anni di carcere non ci fosse stata la possibilità di farlo.
Siamo nella incapacità di gestire questo fenomeno complesso e che presenta anche aspetti problematici perché è chiaro che se un immigrato, esattamente come un italiano, violenta la moglie o uccide una persona deve essere sottoposta alla giustizia e alla pena eventuale, però da questo a trattare le persone in maniera così difforme e tragicamente ingiusta ce ne passa di spazio, spazio che deve essere riempito di giustizia, leggi appropriate e di una prospettiva che necessita di un modificazione culturale di fondo. Da qui la necessità di una battaglia di politica culturale, non basta la manifestazione vicina al Cpt e la battaglia che facciamo come parlamentari, ma occorre che la gente si renda conto che queste leggi non sono conformi alla costituzione.

D: L’iter di questa interrogazione che hai presentato…
R: Aspettiamo di ottenere una risposta il più presto possibile, è un brutto momento perché la camera sta lavorando a tamburo battente per le elezioni, fino al ventuno lavora e poi sospende, quindi abbiamo qualche settimana, speriamo di avere il modo di seguire il governo e di avere una risposta.

D: Tra l’altro, a proposito del Cpt di Gradisca, tu eri già stata in questi territori qualche tempo fa insieme ad Alessandro Metz
R: Si, sono stata una volta, certo.

D: Lui aveva subito attacchi pesanti da parte di fazioni politiche opposte al suo impegno sulla vicenda.
R: Ma sai, sono sempre frontiere scomode, frequentate da politici scomodi, mi meraviglia che non ci siano prese di posizione un po’ più allargate come in Parlamento. Qui noi abbiamo un tavolo con esponenti di centro sinistra, anche se non tutti i partiti sono rappresentati ma rifondazione, i comunisti italiani, la sinistra dei Ds e anche alcuni della Margherita ci sono, per cui le sensibilità esistono, non siamo isolati e questo è un lavoro politico che richiede impegno e pazienza. Bisogna costruirlo però, non possiamo rimanere isolati nella battaglia, una battaglia di civiltà, non di radicalità politica, una battaglia da Montesquieu.

D: Ma quello che riscontriamo in questi territori è proprio questo.
R: Si, infatti è pericoloso.

D: Noi riscontriamo prese di posizione contrarie a questo Cpt praticamente ovunque, anche dal sindacato di polizia. Manca il coraggio di compiere azioni politiche forti verso la chiusura di questo centro che vadano oltre la semplice parola.
R: Comunque bisogna cambiare le leggi. Finchè non riusciamo a cambiare radicalmente la Bossi-Fini e a costruire una cornice culturale diversa.. perché anche prima con l’altro governo non è che non ci fossero i Cpt, è solo che era l’inizio di un’esperienza e non avevano ancora capito quale deriva avrebbero preso. Adesso che abbiamo visto a cosa servono e come sono andati a finire vedendo anche l’esperienza europea, perché ricordo che non è neanche un’esperienza solo nazionale, ma la battaglia bisogna farla a livello europeo, bisogna ricostruire le basi politiche per lottare e per evolvere dal punto di vista normativo a livello europeo.
E non è neanche da adesso, ma da quando c’è l’immigrazione. Io ricordo nel 1973, io ero a Parigi in quel periodo e c’era una circolare, la circolare Fontanè, contro i sans papier, era il 1973, da allora a oggi, da allora mi sembra che l’invenzione e l’inventiva istituzionale e politica sia andata sempre verso il peggio anziché verso il meglio e invece di costruire una cittadinanza aperta, di tipo illuminista con tutele e mediazioni che logicamente incontriamo quando si costruisce una legge, delle regole, perché bisogna pure trovare una mediazione realistica, mi pare invece che si siano inventati nuovi campi di concentramento, collocandoli magari in Libia, oppure questi Cpt che diventano delle costose carceri che poi non si capisce neanche a cosa servono. Perché poi l’efficacia vorrei anche misurarla, perché espellono queste persone che poi rientrano e si costringono delle persone ad una marginalità che diventa poi strutturale, quindi una parte della popolazione mondiale e segnatamente europea marginale che poi sarà brodo culturale per la malavita. Le soluzioni sono anche difficili da trovare, però noi dobbiamo muoverci secondo un certo obiettivo e un certo orientamento, altrimenti
rimaniamo ingabbiati in logiche perverse, e poi ci si muove nella contrapposizione tra chi difende la democrazia e chi la difende in modo strumentale e facendo discriminazioni a non finire.