Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Cap Anamur – Dopo l’attracco ancora non è finita l’odissea per i profughi

Finalmente la vicenda della Cap Anamur e dei 37 profughi a bordo della nave ha trovato una svolta.
Una svolta arrivata non certo per la volontà di Italia e Germania di offrire asilo ma per la caparbietà del comandante della nave che ha forzato il divieto imposto dalle autorità italiane, lanciando un allarme: ‘I profughi a bordo sono stremati

Nei giorni scorsi i profughi hanno fatto domanda di asilo sulla Cap Anamur, battente bandiera Tedesca e sarà proprio il governo di questo Paese a decidere se accogliere le domande di asilo.
Se la risposta sarà negativa il comandante della nave, Stefan Schmidt, rischia l’arresto per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“.

Dopo lo sbarco presidiato da un ingente cordone di forze dell’ordine i 37 profughi africani sono stati trasferiti con un pullman in uno dei centri di detenzione siciliani, probabilmente si tratta di Agrigento. Al momento, infatti, per il governo italiano, il loro status è quello di semplici immigrati clandestini.

L’odissea per queste 37 persone non è conclusa.
Ora dovranno aspettare la risposta alla domanda di asilo rimanendo rinchiusi all’interno di quelli che vengono definiti lager per migranti, perché così prevede una legge xenofoba come quella sull’immigrazione che porta il nome di Bossi e Fini.

Per la cronaca dello sbarco e le ultime notizie abbiamo intervistato Alessandra del Laboratorio Zeta di Palermo.

D: Ci puoi raccontare come è avvenuto lo sbarco?

R: Noi siamo stati al porto da ieri pomeriggio fino a stamattina. Ieri i ragazzi sono stati fatti arrivare con la nave praticamente dentro il porto e poi rimandati indietro e questo ha comportato che le loro già precarie condizioni psicologiche si sono notevolmente aggravate. Dopo averli tenuti tutta la notte a largo, finalmente stamattina alle dieci li hanno fatti sbarcare, molto lentamente. In dieci minuti c’è stato un apparato di polizia incredibile, che ha creato un blocco tra noi e la zona dove i ragazzi poi sono effettivamente sbarcati. Li hanno messi su un pullman, poi sono venuti a prenderli delle ambulanze del cpt, di San Benedetto…

D: Loro sono stati portati nel cpt di Agrigento…

R: Stiamo cercando di capire questo, perché le dichiarazioni assolutamente folli dei rappresentanti delle istituzioni che erano lì sul molo sono state che sarebbero stati portati nell’area di accoglienza del cpt di Agrigento: non esiste un’area di accoglienza nel cpt di Agrigento, è una zona militare con divieto d’accesso. Sono due muraglie con delle sbarre, sono capannoni industriali adibiti a lager, ed è lì che li stanno portando a quanto sembra. Noi tra un po’ arriveremo lì.

D: Per cui voi state andando a cercare di capire che cosa sta succedendo?

R: Esattamente, perché sono tutti molto molto ambigui. Se ne sono venuti fuori dicendo che qui abbiamo tanti centri di accoglienza dove ospitarli, mentre sappiamo benissimo che non esistono centri di accoglienza in Sicilia, sono tutti centri di permanenza temporanea.
Nonostante al Cir si siano impegnati a garantire il fatto che queste persone non saranno trattate come clandestini, è esattamente questa la trafila che si sta seguendo. Ci si chiede perché li abbiano tenuti venti giorni in mezzo al mare.

D: Loro, ricordiamo, hanno fatto domanda d’asilo sopra la nave.

R: Loro hanno fatto domanda d’asilo sopra la nave per la Germania, e la Germania è in attesa di fornire una risposta in questo momento. E nel frattempo sembra che li stiano portando al centro di permanenza temporanea. Ma le trattative sono serratissime, seguite esclusivamente dal Cir, in modo blindato, e nessuno può capirci qualcosa.

D: Alessandra, in questi giorni abbiamo visto numerosi appelli di ong, associazioni, singoli cittadini per risolvere la situazione, eravate in tanti nel porto a seguire lo sbarco?

R: Stanotte eravamo circa otto, dieci, stamattina diciamo che la proporzione fra giornalisti e società civile era veramente assurda, noi saremmo stati forse una ventina, alla fine, con uno striscione, a cercare di dare solidarietà e incoraggiamento a questi ragazzi che erano sfiniti. Avreste dovuto vedere le loro facce, mentre erano affacciati al parabordo della nave. C’è pochissima gente, speriamo che qui arrivino le persone dal resto della Sicilia perché c’è bisogno di far sentire una voce diversa.

D: Soprattutto anche di dare un segnale rispetto alla protezione per queste persone perché questa vicenda, e volevo anche un tuo commento su questo, è stata veramente pazzesca, incredibile.

R: Questa vicenda dimostra il tipo di accoglienza che il nostro paese riserva alle persone che fuggono dalla guerra. A questo punto smettiamola di fare dei reportages sul Darfur parlando del genocidio di Sudan, se poi lasciamo le persone che vengono dal Darfur e da quelle guerre in mezzo al mare venti giorni ad attendere.
Questa vicenda dimostra che non abbiamo in Sicilia dei centri di accoglienza dove poter ospitare effettivamente i rifugiati che arrivano, che tutto ciò che sappiamo offrire sono i lager e dimostra anche, tra l’altro, un grandissimo scollamento tra le realtà associative e la società civile, una scarsissima capacità d’intervenire per difendere i diritti umani, che in questo paese sono violati quotidianamente.

D: Un’ultima domanda, Alessandra, se tu sai darci notizia, abbiamo visto un’agenzia di stampa che parlava della possibilità di arresto del comandante della nave, che sarebbe accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

A: Sì, praticamente se non viene riconosciuto lo status di rifugiato, di richiedente asilo, di profugo anche soltanto ad uno di questi 37 ragazzi, ovviamente, per questa meravigliosa legge, chi ha salvato 37 vite umane può essere perseguito penalmente.