La storia di Youssef è la storia di tanti cittadini migranti che si trovano in Italia ed hanno subito non solo la burocrazia imbrigliante dei pds e della impossibilità di ottenerli, ma anche la repressione più brutale legittimata da leggi come la Bossi Fini, dai lager chiamati, con un eufemismo, Centri di Permanenza Temporanea e dalla retorica della sicurezza e della legalità.
Youssef è un giovane ragazzo che proviene dal Marocco, ha viaggiato per l’Italia da Torino a Rimini, fino a Savignano sul Rubicone dove la sua vita come non persona, in quanto sprovvisto di “regolare” pds, si è fermata.
Si è fermata perché oggetto di un brutale controllo che lo ha privato della sua dignità, controllo che si è esplicitato con una violenza totale sul suo corpo e sulla sua anima. La cosa più drammatica è che – secondo alcune testimonianze – tale violenza avviene con sistematica quotidianità all’interno di una caserma dei Carabinieri nella Valle del Rubicone, pertanto, l’aggressione che Youssef ha denunciato, non è un caso isolato ma parte di una sistematica politica del controllo e dell’ordine pubblico che viene agito in questo territorio.
Da subito, appena appresa la notizia diverse realtà a livello locale si sono mobilitate per fare chiarezza sulla questione non solo di Youssef ma per cercare anche di ricostruire soprusi e retate che sono avvenute negli ultimi anni all’interno di quella caserma. Caserma che può metaforicamente e idealmente rappresentare una sorta di Cpt, dove i diritti umani sono sospesi e negati e dove vige solo la crudeltà esplicitata attraverso corpi che colpiscono altri corpi e parole, o frasi, che ricordano gli anni bui della nostra storia.
Youssef sa di non essere uno “sporco marocchino”, così come sa di non essere un “lurido delinquente”.
Youssef sa che è un ragazzo di ventitré anni, Youssef sa che è qui senza documenti perché c’è una legge che gli impedisce – de facto – di ottenerli.
Youssef sa che qui in Italia tanti suoi fratelli e sorelle migranti hanno subito o subiscono questi trattamenti, ed anche per loro ha deciso di denunciare tutto alle autorità competenti, andando incontro ad un arresto e ad un processo che forse lo allontanerà per sempre dall’Italia.
Nonostante questo ha esercitato i suoi diritti di essere umano contro chi lo vorrebbe silente e timoroso. La paura ha fermato il suo cuore sabato notte dentro quella caserma, ma Youssef da quella paura ha raccolto coraggio, si è alzato, e ha detto “Ora basta!”.
Youssef, senza saperlo, ha legato con un filo sottile, forse invisibile, la sua storia e la sua lotta a quella di tanti migranti carcerizzati dentro i Cpt. Senza saperlo ha aperto una possibilità che altri parlino come lui senza timore. Forse in questo modo non saranno più soli.
Leggi i comunicati di solidarietà:
– Laboratorio Occupato P.A.z Rimini
– Leggi i comunicati di solidarietà dei Verdi di Cesena (cons. Davide Fabbri)
– Lettera inviata alla Redazione locale del Progetto Melting Pot
Leggi gli articoli dei quotidiani sulla vicenda:
– Corriere Romagna del 13 luglio 005
– Corriere Romagna del 14 luglio 005
– Corriere Romagna del 19 luglio 005
– Corriere Romagna del 20 luglio 005
– Corriere Romagna del 21 luglio 005
– Corriere Romagna del 23 luglio 005
– Il Manifesto del 14 luglio 005
Ascolta l’intervista all’Avv. Urbinati Roberto – Legale di Youssef
Ascolta le testimonianze raccolte nella zona di Savignano su altri abusi
Leggi l’interrogazione parlamentare dell’On. Bulgarelli – Verdi